Una vita in trappola

I mostri del cuore si alimentano con l’inazione. Non sono le sconfitte a ingrandirli, ma le rinunce.
Massimo Gramellini
Ci appare bella l’idea di poter vivere una vita facile, dove tutto va sempre come vorremmo, ma dobbiamo riconoscere quanto questo potrebbe essere controproducente.
Infatti, senza le avversità non avremmo modo di sperimentarci e lo stesso concetto di “migliorare” decadrebbe, perché, senza delle prove da superare, come potremmo passare a livelli successivi di conoscenza, esperienza ed esistenza?
Gli ostacoli ci fanno soffrire, ma ci spingono ad avanzare e a trasformarci. In che cosa, toccherà a noi sceglierlo.
Per dirlo con le parole di Einstein, “senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia”, semplicemente piatta, senza lotte, senza né ricerca né scopo.
Nonostante questo, a volte sentiamo di non avere alcun potere per cambiare le cose o per migliorare la nostra situazione e subiamo la vita pensando di non avere altre possibilità.
Allora, di fronte alle avversità restiamo immobili perché crediamo di essere impotenti e in balia di forze che si impongono sulla nostra vita, senza scampo.
“Qualsiasi cosa io possa fare, non farà alcuna differenza. Le cose stanno così e io non ho scelta.”
Vi è mai capitato di sentirvi in questo modo?
Il pioniere della psicologia positiva Martin Seligman, soltanto negli anni ’60, elabora una teoria chiamata dell’impotenza appresa. Alla sua base, vi è il concetto che sia possibile, letteralmente, apprendere di non aver alcun controllo su ciò che accade nella nostra vita e questo, porta a sperimentare il sentimento di impotenza di cui parlavamo prima.
L’apprendimento ci permette di costruire delle immagini di noi e del mondo, nel tentativo di prevedere e adattarci ai cambiamenti. Molto spesso, ciò che impariamo cessa di essere utile, eppure, non ce ne rendiamo conto o non sappiamo fare altrimenti, e continuiamo a utilizzare comportamenti ormai disfunzionali che non fanno altro che crearci più problemi che soluzioni.
Dunque, ci limitiamo ad accettare con rassegnazione una situazione negativa, perché abbiamo imparato di non poter fare altrimenti, facendo sì che il nostro cervello non si chieda neanche quale sia la natura del problema e quali possibilità ci siano per superarlo.
Alcuni eventi ci devastano e imprimono nella mente il ricordo del fallimento e dell’impotenza, che rimane l’unica risposta a nostra disposizione di fronte ai successivi eventi della vita.
“La soluzione non esiste e mai esisterà, perché semplicemente non ho potuto allora e, dunque io non potrò mai.“
Come immaginerete, l’impotenza appresa ha effetti distruttivi, per cui è possibile arrivare a sperimentare, ad esempio, ansia, stress e, nei casi più gravi, depressione.
Secondo Seligman, quando l’impotenza appresa è aggravata da uno stile esplicativo pessimista, cioè, un modo di raccontarci le cose caratterizzato dal credere che gli eventi negativi siano permanenti (sarà sempre così), pervasivi (va tutto male) e personali (è solo colpa mia), il nostro dialogo interno non farà altro che scoraggiarci ulteriormente, rendendoci vulnerabili, appunto, alla depressione.
Allora, da dove iniziare?
-
Cambiare è possibile. Toglietevi dalla mente che per fare progressi nella vita, servano sforzi enormi e immediati, di cui voi non siete capaci. Si tratta, invece, di individuare le aree sulle quali agire e iniziare mattoncino per mattoncino, con costanza e pazienza. Se voleste costruire una casa, da dove iniziereste?
-
Smettete di cercare colpevoli. I vostri genitori, la società che non funziona, Dio, la felicità che non esiste e voi che siete un fallimento. L’utilità non c’è nel cercare i puntini neri sul foglio bianco ma potrebbe esserci nel guardare anche il resto e usarlo al fine di migliorare voi e la vostra vita.
-
Imparate a dare il giusto peso alle cose. Uno stile esplicativo ottimista, può aiutarvi a migliorare le vostre esperienze. Al contrario dello stile prima citato, esso vi permette di cercare cause non permanenti (oggi è andata così), specifiche (quell’esame non è andato bene), meno personali e che tengono conto anche dell’esterno (era più difficile di quel che credevo), in modo da affrontare le difficoltà con l’idea di potercela fare.
-
Mettetevi in discussione. Esiste sempre una scelta, anche quando non sembra così. In concreto, che cosa cercate dalla vita? Perché non lo avete ottenuto? (attenzione allo stile esplicativo). Ricordatevi che non si parla di colpe ma di scelte che vi hanno portato in una direzione. Nonostante non vi sembri di averne prese, in realtà lo fate di continuo, anche quando restate inerti.
La vita non è quella che dovrebbe essere. E’ quella che è. E’ il modo in cui l’affronti che fa la differenza. Virginia Satir
-
Imparate ad ascoltare gli altri. Credere che nessuno possa capirvi o aiutarvi, v’impedirà di usare altre risorse utili presenti nel vostro bagaglio, seppur riposte negli altri. Conoscere altri punti di vista è fondamentale per considerare possibilità, che da soli non sappiamo vedere.
Ricordatevi che, come possiamo diventare bravissimi nel demotivarci, possiamo imparare a fare anche il contrario, aprendoci a nuovi modi di pensare la vita. Allora, l’impotenza imparata può venire dimenticata.
Se sentite di non farcela, chiedete aiuto allo psicologo.
E voi? Volete darvi la possibilità di riprovare? Se volete, fatemelo sapere nei commenti e se vi è piaciuto l’articolo, condividetelo!
Seligman M. (2013). Imparare l’ottimismo. Come cambiare la vita cambiando il pensiero. Giunti Editore.
0 commenti