Il tuo peggior nemico

ma un nemico riconciliato è davvero sparito.
Tempo fa è sorto dentro di me un dilemma; mi sono resa conto di non riuscire più ad aggiornare il blog tanto quanto prima e che questa cosa mi disturbava. Volevo continuare a pubblicare articoli come ho sempre fatto, per non andare contro alla mia idea di partenza di come il blog dovesse essere gestito. Non ho neanche provato a dibattere con questa idea, semplicemente, mi costringevo a mettere il sedere sulla sedia e mi imponevo di scrivere.
Risultato? Due mesi d’infinite pagine lasciate in sospeso e un distrarsi continuamente finché non c’era più tempo per rimettersi a lavoro.
Ogni giorno, pensavo e ripensavo che dovevo riuscirci, perché era previsto dal mio programma di lavoro e non potevo starmene con le mani in mano se non riuscivo a rispettarlo. Infatti, ogni volta che provavo a rilassarmi c’era sempre quella punta di fastidio dietro l’angolo che mi ricordava il cimitero di articoli che mi stavo lasciando dietro. Tutti cominciati sotto mia imposizione e mollati dopo aver perso l’interesse iniziale.
Al che, mi sono dovuta fermare, anzi, ho dovuto prendere atto del fatto che, in effetti, ero già ferma e incastrata tra due spinte opposte. Una mi diceva di mollare la presa, di lasciar perdere, l’altra non ci pensava neanche. Mollare la presa sarebbe stata una sconfitta, un abbandonarmi ad una pigrizia inaccettabile se tenevo al mio lavoro.
Così, preso atto dello stallo, ho capito che questo braccio di ferro non mi avrebbe portata da nessuna parte. Perciò, ho iniziato a infischiarmene se non mi andava di scrivere e ho deciso che lo avrei fatto quando fosse tornata l’ispirazione, semplicemente. E a quel paese la mia idea rigida e preconfezionata di come avrei dovuto gestire il blog.
Infatti, se non scrivevo per un po’ non significava di certo che non avrei scritto più, né che avrei causato un danno al mio lavoro. Anzi, riprendere spontaneamente significava continuare a garantire -spero- dei contenuti di buona qualità, o comunque contenuti di cui almeno sarei stata davvero soddisfatta, perché nati dal connubio di testa e cuore, invece che prodotti dalla mera razionalità e da una costrizione intellettuale.
Risultato? Ho orientato nuovamente le mie energie verso quello che desideravo davvero fare; ho scoperto che, in realtà, mi andava di studiare, di fare più passeggiate o magari un pisolino pomeridiano, e di completare tutte quelle cose che erano state sacrificate per scrivere articoli che non stavo scrivendo.
E dopo due settimane senza sensi di colpa e lotte di potere, eccomi qua.
Che cosa è successo secondo voi?
Quante volte sarà capitato di pensare, sentire o comportarci in modi che abbiamo considerato inaccettabili, ma che nonostante i nostri sforzi proprio non riuscivamo a controllare e cambiare?
Intanto, dobbiamo considerare che crescendo diventiamo gradualmente consapevoli delle tante cose del mondo esterno che sono perlopiù al di fuori del nostro controllo diretto. Queste includono le altre persone in generale e molti degli eventi della nostra vita. Lo so, è difficile da accettare, ma la cosa più scioccante è che ci sono tante cose proprio in noi che sembrano al di fuori del nostro controllo.
Ecco che allora portiamo avanti infinite lotte contro noi stessi, contro quella parte di noi che ci sembra pigra, incapace, debole, stupida o chissà che altro finiamo per attribuirci. E questa lotta, spesso, rischia di proseguire senza mai risoluzione.
C’è una storia Cherokee, un popolo nativo del Nord America, che ha incrociato la mia strada qualche anno fa e che trovo preziosa per metterci davanti qualcosa che spesso sfugge dalla nostra consapevolezza.
In questa storia c’è un nonno Cherokee che cerca di impartire una lezione molto importante a suo nipote su quello che succede dentro ciascuno di noi.
“Dentro di me infuria una lotta, è una lotta terribile fra due lupi.
Uno dei lupi è nero e rappresenta la paura, la rabbia, l’invidia, il dolore, il rimorso, l’avidità, l’arroganza, l’autocommiserazione, il senso di colpa, il rancore, il senso d’inferiorità, il mentire, la vanagloria, la rivalità, il senso di superiorità e l’egoismo.
L’altro lupo è bianco e rappresenta la gioia, la pace, l’amore, la speranza, il condividere, la serenità, l’umiltà, la gentilezza, l’amicizia, la compassione, la generosità, la sincerità e la fiducia.
La stessa lotta si sta svolgendo dentro di te e anche dentro ogni altra persona.”
“Nonno, ma è terribile. E quale lupo vincerà?”
“Se li nutri bene, vinceranno entrambi; Vedi, se scegli di nutrire solo il lupo bianco, quello nero si nasconderà dietro ogni angolo, aspettando che io sia distratto o indebolito per poi piombarmi addosso per ottenere le attenzioni di cui ha disperatamente bisogno.
Sarà sempre arrabbiato e combatterà sempre contro il lupo bianco. Ma se prendiamo atto della sua presenza e lo accogliamo, sarà soddisfatto e non sarà necessaria alcuna lotta.
E solo allora scopriremo che ci servono entrambi dalla nostra parte poiché ci sono qualità di cui il lupo bianco è a corto che invece l’altro lupo ha in abbondanza; tenacia, coraggio, forza di volontà, pensiero strategico. Mentre l’altro lupo ha compassione, dedizione, creatività e l’abilità di riconoscere ciò che è nel miglior interesse per tutti.
Il lupo bianco ha bisogno del lupo nero al suo fianco. Nutrirne solo uno finirebbe per rendere l’altro famelico e incontrollabile. Nutrire e curare entrambi significa trasformarli in alleati per il raggiungimento di qualcosa di più grande e più buono. Nutrendoli entrambi eviteremo altre battaglie tese alla ricerca della supremazia di uno sull’altro.
E quando dentro di noi la battaglia viene meno, diventa possibile ascoltare la voce della saggezza, che potrà guidarci verso scelte più autentiche in ogni circostanza.
La pace, mio caro, dovrebbe essere la missione di vita di tutti. Un uomo o una donna che porta con sé la pace, ha tutto. Un uomo o una donna spaccati in due dalla guerra che infuria dentro di loro non hanno niente.
Come deciderai di interagire con queste forze opposte dentro di te determinerà la tua vita.
Affama uno o l’altro o guidali entrambi.”
C’è un’altra versione del finale di questa storia però. Il nonno, alla domanda del nipote, rispondeva semplicemente affermando che avrebbe vinto il lupo che ognuno di noi avrebbe scelto di nutrire. Sicuramente un finale più in linea con il pensiero occidentale, dove “il male” va combattuto ed esiliato, dove le cose o sono bianche o sono nere.
Ed è proprio questo il tranello in cui cadiamo, quello di credere che o siamo dei vigliacchi, acidi, invidiosi, pigri, arroganti, lamentosi, bugiardi, egoisti, o siamo coraggiosi, dolci, generosi, volenterosi, umili, forti, sinceri, altruisti. Non ci sono vie di mezzo.
“Sono caduto milioni di volte nella trappola della resistenza, dell’uso della forza per bandire la parte di me maligna, nociva, irrecuperabile. Mi costringevo a essere sempre gentile con tutti, anche con chi mi trattava male, mi sforzavo a mangiare bene il 100% delle volte, mi rimproveravo aspramente se mi permettevo di rilassarmi anche solo un minuto e cercavo di scacciare via con prepotenza i pensieri negativi dalla mia mente. Ma più facevo così, più i momenti di perdita di controllo aumentavano, tanto che a volte finivo per mangiare interi pacchi di biscotti in una sera. Ora so che se non mi va di sorridere, non devo farlo, che non mangiare bene il 100% delle volte non è una tragedia (e che è anche impossibile) e che se mi rilasso è perché ne ho bisogno, come tutte le altre persone. Soprattutto, ora so che LA perfezione non esiste e che il compito di ognuno è quello di trovare la propria.”
Nessuno di noi vive sempre in un puro incanto, sempre in linea con le proprie aspettative, in uno stato “perfetto”. Non è possibile. Quel che possiamo fare è agire nonostante i sentimenti negativi e i momenti difficili. Possiamo prendere le paure, le preoccupazioni e i dubbi per dialogarci e trovargli una liberazione.
In ogni caso, che si tratti di una versione o dell’altra della storia, entrambe le risposte del nonno possono suggerire implicitamente almeno quattro importanti concetti per nulla scontati:
1. La mente non è l’entità unitaria che potrebbe sembrarci, ma consiste in diverse parti. Per esempio, nella storia ci sono due lupi e c’è anche il “te” che sceglie tra di loro.
2. Queste parti possono interagire ed essere in conflitto tra di loro; come i due lupi che lottano per prendere il controllo della nostra mente e del nostro comportamento.
3. Il “te” ha l’abilità di decidere quale lupo nutrire.
4. Avendo fatto una scelta, il “te” in questione può gestire deliberatamente il come nutrire e prendersi cura di queste altre parti.
Queste quattro idee portano alla luce una serie di domande, che vi elenco qui di seguito. Cercate di leggerle con calma e di rispondere onestamente.
Sei consapevole della presenza di due forze opposte che lavorano nella tua mente?
Riconosci che nella tua mente c’è un’entità separata che rappresenta te? (L’Io, l’Ego)
Ti è mai capitato di vivere un conflitto che ti impedisse di prendere una decisione certa?
Hai mai compiuto scelte nonostante sapessi, da qualche parte dentro di te, che non erano quelle giuste?
In generale, quanto è efficiente questo “io” a scegliere pensieri, sentimenti e azioni che siano costruttivi?
In quali modi pensi di nutrire un lupo o l’altro?
Come potresti nutrirli al meglio?
Vi lascio con tutti questi punti interrogativi, mentre io andrò a dedicarmi al… nulla!
E voi, che cosa ne pensate? Siete voi il vostro peggior nemico?
Se volete, fatemelo sapere nei commenti e se vi è piaciuto l’articolo, condividetelo!
Articolo correlato: qui
Brian S. (2012). The story of the two wolves: Managing your thoughts, feelings and actions. Psychology Matters Asia.
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