Lasciar andare

Quando la fede è nella razionalità

Il dolore è inevitabile, la sofferenza opzionale.

Detto Buddista

Il dolore è parte integrante della vita. Perdiamo persone care, lavori, opportunità. Ci ammaliamo, ci rompiamo ossa e andiamo avanti. Questa è la vita e fa male, tanto.

Ma il dolore non è tutto quello che la vita ci offre e non possiamo permettere che esso governi interamente la nostra esperienza.

Quando non facciamo altro che soffrire, infatti, abbiamo bisogno di comprendere che questa sofferenza non è parte della vita, ma è qualcosa che facciamo a noi stessi dopo che il dolore è passato.

Facciamo un esempio: Immaginate di venire trattati male da qualcuno; vi ferisce, vi umilia. Provate dolore e, per giorni e giorni, rimuginate sull’accaduto e magari su quello che gli direte una volta che lo rivedrete.

Ma mentre questo accade, vi sentite arrabbiati e infastiditi perché state rivivendo il malessere provato in quel momento, ancora e ancora. In questi casi, siamo soliti affermare frasi tipo “sono nervoso per colpa di questo o di quello”, ma, in realtà, non è più quella persona che vi ha maltrattato a causarvi dolore, ma i vostri pensieri e le vostre emozioni al riguardo, che non vi permettono di lasciare andare.

Lasciare andare può significare perdonare chi ci ha fatto un torto e perdonare noi stessi, può riguardare il cercare di accettare che certe cose non sta a noi controllarle, che il passato ormai è passato e che questo passato non deve definirci e dettare anche il nostro futuro.

Ma lasciare andare è, a volte, proprio ciò che non vogliamo fare. Come se sentissimo che implicherebbe il far finta di nulla, il dimenticare o il lasciar correre un’ingiustizia.

Eppure, nella nostra esistenza avvengono grandi e piccoli dolori sui quali non abbiamo alcun potere, se non quello di scegliere che cosa farne. Abbiamo la possibilità, infatti, di decidere il tipo di spazio che essi possono occupare nella nostra vita e nelle nostre menti.

Possiamo scegliere di lasciare andare.

Il passato può creare una grande ombra sul nostro presente e futuro. Ciò che ci ha recato dolore ci blocca in quei luoghi, come se fossimo ancora lì, ad affondare in una sabbia mobile; intrappolati in una spirale di pensieri negativi, nel replay di vecchi dolori o nel rimorso delle nostre scelte.

Il bisogno di aggiustare i torti, di rivivere un dolore, di aggrapparci a chi abbiamo perduto o di rimuginare, sono naturali spinte parte dell’elaborazione del dolore. Ma anche queste fanno il loro tempo, dopo il quale è necessario proseguire il nostro viaggio.

Tutti questi massi che ci portiamo dietro nella vita di tutti i giorni pesano; ma anche decidere di toglierli richiede tanta fatica. Si tratta di riconsiderare il passato da nuovi punti di vista, di mettere le cose in nuove prospettive e ammettere a noi stessi come ci sentiamo davvero al riguardo.

Dunque, è in nostro potere prendere questi massi e dargli una nuova forma, un nuovo aspetto e spostarli dal mezzo della strada, dove ci ostacolano, per metterli al loro posto.

Non facciamo finta di nulla e non dimentichiamo; ma il pensiero non è più così invadente e iniziamo a sentire di poter sorridere nuovamente alla vita.

E voi, che cosa non riuscite a lasciare andare?

Se volete, fatemelo sapere nei commenti e se vi è piaciuto l’articolo, condividetelo!

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