Una fonte di forza

Quel che devi ai tuoi genitori

La felicità è una porta che si apre dall’interno: per aprirla bisogna umilmente fare un passo indietro.

Sören Aabye Kierkegaard

La vita è come un puzzle del quale ci mancheranno sempre dei pezzi nonostante ogni nostro sforzo di scacciare i dubbi e le incertezze.

Serve un grande impegno per imparare a convivere con i buchi presenti nella nostra conoscenza e per riuscire a tollerare che tante cose siano al di fuori del nostro controllo.

A volte, cadiamo nelle trappole della presunzione dove, cercando di forzare insieme i tasselli che possediamo, finiamo per accontentarci delle immagini che abbiamo ottenuto che, seppur distorte, almeno sono rassicuranti.

Credendo di conoscere tutto su noi stessi e la vita, allora, rischiamo di appoggiarci più del dovuto al pregiudizio, all’arroganza e all’orgoglio, che ci intrappolano in una corazza di certezza e superiorità che, invece di proteggerci, finisce per ostacolarci.

Eppure, cercare di rispondere alle domande della vita richiede altre domande e non risposte definitive.

Infatti, quando non smettiamo di porci domande e di scavare nelle nostre profondità con onestà, impariamo che gli oggetti delle nostre ricerche non cesseranno mai di fornirci nuove informazioni, tanto quanto noi saremo disposti a tollerarne l’incertezza.

Così, ci avviciniamo a comprendere di essere solo una piccola parte di un tutto, di essere noi stessi un tassello di un puzzle incomprensibilmente infinito e arriviamo a provare qualcosa di nuovo: l’umiltà.

Ma che cos’è l’umiltà?

Essa è qualcosa di ricco e di difficile da definire, caratterizzato da (1):

 
  • Un’accurata valutazione di sé, nel riconoscersi limiti e risorse, senza sopravvalutare o sottostimare.

 
  • Un’apertura alle nuove informazioni, anche di quelle che contraddicono precedenti conoscenze.

 
  • Un’abilità nel guardare a sé stessi in una prospettiva più ampia.

 
  • Un’abilità nel sapersi mettere da parte e uscire dal centro dell’inquadratura.

 

L’umiltà è un’energia con la quale realizzare noi stessi, perché è grazie ad essa se smettiamo di lottare contro la vita e l’abbracciamo per come è, dandoci la possibilità di diventare consapevoli di noi, delle nostre relazioni e della relatività del tutto.

Allora, ci si libera dal giudizio degli altri, essendo noi i primi a non giudicare e l’energia che una volta usavamo per difenderci dagli attacchi del mondo, si converte in una fonte inesauribile di forza dalla quale attingere per costruire la propria vita.

Con l’umiltà i rapporti diventano più fluidi, aperti, naturali, non più portati alla competizione, ma alla condivisione.

Impariamo ad accettare le persone per come sono, lasciando spazio ai loro punti luminosi e non più solamente a quelli più cupi, permettendo loro di vedere anche i nostri.

L’umile non abbassa la testa davanti a nessuno e nello stesso tempo non permette a nessuno di abbassare la testa davanti a lui. Piermaria Bonacina

 

E umiltà non è:

  1. Sottomettersi a chi ci circonda.
  2. Umiliarsi.
  3. Essere masochisti.
  4. Sentirsi inferiore agli altri.
  5. Sacrificarsi costantemente per le altre persone.
  6. Evitare i conflitti per essere gentili.
  7. Fingere di sentirsi come non ci si sente per compiacere gli altri.
  8. Essere deboli.

Inoltre, la ricerca ci informa che le persone umili tendono a essere più grate, cooperative, compassionevoli e generose, sia con il loro tempo che con il loro denaro, guadagnandone relazioni più ricche e serene e traendo un maggior senso di generale benessere (2).

L’umiltà non è pensare meno di sé, è pensare meno a sé. C.S. Lewis

Ma che speranze abbiamo per l’umiltà in una società che celebra i presuntuosi, i competitivi e l’esclusiva attenzione per il proprio ego?

Proviamo ad immaginare quanto progresso potremmo raggiungere in ogni ambito della vita umana, anche solo nella politica, se usassimo dialogo e umiltà per risolvere i conflitti, invece che basarci su forza e intimidazione.

La speranza è che ognuno di noi, nel suo piccolo, possa allenare questa virtù e diventare il cambiamento che vuole vedere intorno a sé.

Ecco a voi qualche spunto di riflessione sul tema:

 
  • Coltivate onestà emozionale. Imparate a riconoscere le vostre emozioni, positive e negative che siano e a lasciargli lo spazio di cui hanno bisogno. Esse vi parlano di voi e fanno parte di voi.

 
  • Tutti possono insegnarvi. Non esiste una persona che non possa lasciarvi qualcosa che prima non avevate, se solo sarete disposti a coglierla.

 
  • Accettate i vostri limiti e quelli degli altri. La perfezione non esiste e non può esistere perché l’unicità di ciascuno darà un’impronta originale a tutto ciò che fa. Pensare che un nostro limite non possa essere parte di una nostra risorsa, è uno dei nostri pregiudizi più dolorosi; vedere un errore come nient’altro che un errore, non vi insegnerà mai nulla.

 
  • Distinguete tra le ambizioni personali e la ricerca di significato. Finché penserete che tutto ciò che conti sia vincere, nessuna coppa porterà la felicità che cercate.

 
  • Apritevi alle persone. Quando siamo con gli altri, siamo spesso troppo focalizzati su noi stessi –“che cosa pensa di me? che cosa dico adesso?”-. Cercate, invece, di concentrarvi sull’altra persona e su ciò che dice; che cosa vuole comunicarvi e perché? Che cosa vi suggerisce ciò che dice? Instaurare conversazioni sincere con gli altri, ci permette di condividere e stimolare nuovi pensieri.

 
  • Evitate di contraddire sempre gli altri. Contate fino a 10 e chiedetevi se il vostro intervento potrà fare una significativa differenza.

 
  • Coltivate la vostra gratitudine. Trovate ogni giorno motivi per cui essere grati per imparare a riconoscere ciò che gli altri fanno per voi, consapevolmente o meno.

 
  • Imparate a chiedere aiuto. Anche se pensate che gli altri non capiranno e che vi giudicheranno, è necessario sapersi rivolgere a chi vi circonda ogni tanto, soprattutto quando non sapete più come fare con i vostri problemi.

 
  • Prendetevi meno sul serio. Sentirsi al centro del proprio mondo non è solamente presuntuoso, ma anche faticoso. Finiamo per credere che ciò che ci accade ci definisca, dandogli un’importanza assoluta che si sparge a macchia d’olio su qualsiasi cosa. Imparate a fare un passo indietro.

 
  • Credete in qualcosa più grande di voi. Che sia un solo dio o che siano 10, che si parli della meraviglia che ci offre ogni giorno la natura o che ci si affidi alla scienza, che siano tutte le precedenti o nessuna di esse, abbiamo tutti bisogno di poter alzare lo sguardo e perderlo nell’infinito.

 

Ricordatevi che, saper riconoscere e accettare che non sempre abbiamo ragione, che a volte non sappiamo che cosa fare e quanto tutto questo possa farci paura, ci permette di fare un grande passo verso noi stessi e gli altri.

E voi, che cosa ne pensate? Come l’umiltà potrebbe migliorare la vostra vita?

Se volete, fatemelo sapere nei commenti e se vi è piaciuto l’articolo, condividetelo!

 
 

Kesebir, P. (2014), “A quiet ego quiets death anxiety: Humility as an existential anxiety buffer.” Journal of Personality and Social Psychology, Vol 106(4), pp. 610-623.

(2) Exline, J., Hill, P. (2012), “Humility: A consistent and robust predictor of generosity”, The Journal of Positive Psychology, pp. 208-218.

(1) Tangney, J. P. (2004). Humility. In C. R. Snyder & S. Lopez (Eds.), Handbook of Positive Psychology (pp. 411-419). New York: Oxford University Press.

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *