Un veleno per la mente
Odiare qualcuno è come bere del veleno aspettandosi che sia l’altro a morire.
Carrie Fisher
Chiunque di noi può dire di aver provato odio almeno una volta nella vita, ad esempio, nei confronti di una persona che ci ha fatto del male o che ci ha messo in difficoltà in qualche modo.
Potremmo semplicemente affermare che, come esseri umani, tra le nostre emozioni c’è anche questa e che quindi abbiamo bisogno di sperimentarla proprio come facciamo con tutte le altre; che sia questo un odio verso una persona, un gruppo, un oggetto, un’idea o un comportamento.
In più, potremmo dire che l’odio proviene dall’istinto primitivo di distinguere i nemici dagli amici, che decretava così la nostra sopravvivenza e che ancora oggi resiste nel nostro bagaglio genetico.
Infatti, lo scopo delle emozioni aggressive, da un punto di vista pratico, è quello di permetterci una difesa quando ci troviamo di fronte ad una minaccia. Confondere un nemico per un amico poteva, quindi, rivelarsi fatale e per questo, i nostri processi mentali si sono organizzati per produrre dubbio, diffidenza e sfiducia nel momento in cui ci troviamo a valutare la persona che abbiamo di fronte.
Ma nella società di oggi chi è il nostro nemico? Quali sono i predatori che ci minacciano?
Il diverso. Chi mi offende. Chi non mi rispetta.
Chi mi prende in giro.
I computer. Facebook. Il vicino di casa.
Chi ha più di me. Il politico che mi ruba i soldi.
Lo straniero che prende il mio lavoro.
La crisi.
L’odio viene generato dalla paura, dalla rabbia, dalla frustrazione o dall’invidia, alle quali segue un atteggiamento aggressivo proprio per proteggerci da ciò che, a qualche livello, ci fa del male.
“Mi hai ferito e non voglio rischiare che risucceda.”
“C’è qualcosa in te che mi ricorda ciò che odio di me.”
“Se non posso soddisfare i miei desideri, non puoi farlo neanche tu.”
L’odio non è un’emozione piacevole, eppure sembra che per alcuni sia troppo difficile abbandonarlo, proprio come stringendo nelle mani un carbone ardente senza riuscire a lasciarlo andare.
Infatti, ciò che odiamo rischia di occupare uno spazio sempre più ampio nelle nostre menti, che pesa, ingombra e che avvelena, disturbando le funzioni del nostro corpo e della nostra mente, fino ad affliggerci profondamente.
Allora, l’odio diventa più che un’emozione, ma una chiave di lettura per la vita che ci rende ciechi e che ci lascia al buio.
[…] In questa società l’odio, anche se mascherato, è molto forte: detestiamo la persona che ci vive vicino, detestiamo chi ci è antipatico o ciò che non conosciamo e non sopportiamo una pelle di colore diverso… Vittorino Andreoli
Per fortuna, abbiamo dalla nostra parte la possibilità non solo di pensare, ma anche di pensare a ciò che pensiamo. Dunque, siamo in grado di ragionare, metterci nei panni dell’altro e dialogare con lui e con noi stessi per superare qualsiasi barriera si sia inserita a dividere.
Ecco a voi qualche spunto sul tema:
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Analizzate gli indizi con più attenzione. L’odio viene sostenuto da numerosi errori di ragionamento che non ci accorgiamo neanche di commettere. Cercate di rivedere le “prove” con più desiderio di comprendere e meno bisogno di confermarvi sempre lo stesso responso.
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Lavorate sulla vostra empatia. La capacità di mettersi nei panni altrui è importante per condividere con gli altri molto più delle parole, ma emozioni e sensazioni che ci permettono di entrare in sintonia e vedere davvero chi abbiamo di fronte.
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Siamo tutti esseri umani. Nell’etichettare una categoria di persone come “nemico” state dimenticando che ciascuno di noi è accomunato da stesse similitudini, date dal fatto che siamo tutte persone (razza, religione e orientamento sessuale, sono solo alcuni degli esempi di motivo di odio tra le persone e i gruppi di persone).
Il nostro più elementare legame è che tutti noi abitiamo questo piccolo pianeta, respiriamo la stessa aria, ci preoccupiamo per il futuro dei nostri figli, e siamo tutti mortali.
John Kennedy
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Ciò che non riuscite a ottenere potrebbe sfuggirvi proprio a causa vostra e di nessun altro; forse è ora di cambiare qualcosa? Oppure non vi resta che accettare ciò che non potete cambiare?
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Ascoltatevi con onestà. Per chi o per che cosa provate odio? E’ possibile che il motivo per cui odiate vi racconti, in realtà, qualcosa su di voi?
Se odiamo qualcuno, è perché nella sua effige odiamo qualcosa che è in noi. Quello che non è in noi non riesce ad attivarci.
Hermann Hesse
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Odiate voi stessi? A volte riponiamo aspettative eccessive e non realistiche nei nostri confronti e così, non riuscendo a diventare chi crediamo di dover essere, rischiamo di arrivare a disprezzarci. Che cosa potreste ridimensionare delle pretese che vi siete messi sulle spalle?
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Date voce a ciò che provate. Covare ciò che sentite per una persona non farà del male a lei, ma solo a voi stessi. Trovate il modo per liberarvi di tutte le parole che non avete mai potuto dire, mettendovi nella condizione di perdonare e andare avanti.
Ricordatevi che, anche un’emozione negativa come l’odio può insegnarci qualcosa su noi stessi. Dal momento in cui lo proviamo, possiamo scegliere di comprenderlo smettendo di dargli il nutrimento che lo porterebbe a diventare quell’emozione distruttiva, capace solamente di annientare l’altro, noi stessi o entrambi.
Se sentite di non farcela, chiedete aiuto allo psicologo.
E voi? Dove è rivolto il vostro odio e perché?
Se volete, fatemelo sapere nei commenti e se vi è piaciuto l’articolo, sapete che cosa fare!
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