Io sono ciò che penso che tu pensi di me
Gli altri possono darti un nome o un numero, ma non possono mai dirti chi tu realmente sei. Quello è qualcosa che puoi scoprire solo tu stesso dal tuo interno.
Thomas Merton
Sin da piccoli impariamo a guardare gli altri per ricevere indicazioni su che cosa sia giusto e sbagliato e a valutare il nostro operato attraverso le risposte positive o negative di chi si occupa di noi.
Siamo animali sociali, non c’è da stupirsi del fatto che necessitiamo di linee guida per imparare a stare con gli altri in un modo che possa arricchire entrambe le parti; mentre cresciamo, però, diventa importante imparare a distinguere i pensieri degli altri dai propri e a dargli l’importanza che meritano al fine di sviluppare una certa autonomia e, infine, un senso di identità chiaro, che non dipenda da quello che pensano gli altri o che crediamo che pensino, ma che resti tale a prescindere.
Nessuno è detentore della verità, ma possiamo imparare qualcosa da tutti se ci mettiamo nella posizione di farlo e questo è molto diverso dal dipendere dalle opinioni degli altri per sentirci bene con noi stessi.
Cioè, da una parte, c’è la paura di venire mal giudicati, di sentirsi diversi in un modo sbagliato, che emargina e che porta a ricercare approvazione per sentirsi individui meritevoli, buoni e giusti; dall’altra, ci può essere, invece, la curiosità di rispecchiarci negli altri per vedere noi stessi con occhi diversi, dai quali possiamo imparare qualcosa, oppure no. E di certo, ciò che ci viene rimandato non fornisce una stima del nostro valore, ma non resta altro che quello che è; un pensiero, un’idea, un’opinione.
Insomma, non è forse dal diverso che prendiamo spunti di crescita? Se le persone non facessero altro che essere d’accordo con noi, non saremmo tutti uguali?
Al fine di crescere, ci servono i giudizi positivi quanto quelli negativi, per valutare le cose da più punti di vista e capire meglio qual è il senso del nostro cammino. Probabilmente, se tutti ci approvassero ci sarebbe qualcosa che non va, forse significherebbe che non abbiamo nulla per cui valga la pena di lottare, che non facciamo scelte e che non abbiamo alcuna forma o consistenza. Solo così potremmo piacere a tutti, o meglio, restare nell’indifferenza, nella veste di chi non sa pensare per sé e che, dunque, non esiste.
“Le persone perfette non combattono, non mentono, non commettono errori e non esistono.” Aristotele
Dal desiderare che i nostri amici approvino le nostre scelte, al controllare il numero di “mi piace” sul post di Facebook, molti di noi sviluppano un grande interesse per l’opinione altrui in quanto unico modo per ricevere una stima del proprio valore. Mettendo in relazione le due cose, però, creiamo una versione della realtà profondamente inesatta.
Intanto, tendiamo a non considerare che il giudizio delle persone sia influenzato da tantissimi fattori e spesso questo giudizio e il loro comportamento nei nostri confronti non hanno realmente nulla a che fare con noi.
Per esempio, la persona che abbiamo di fronte potrebbe valutarci da una brutta esperienza avuta con qualcuno che ci assomiglia o che condivide qualche caratteristica con noi (stessa facoltà universitaria, stesso nome o analogie di altro tipo).
Dunque, l’opinione degli altri non è così scontata come certe volte crediamo e, tra l’altro, è molto più complessa di quello che può sembrare. Si può avere un’opinione prevalentemente positiva di qualcuno, senza per questo dover pensare sempre e solo bene di questa persona e vice versa, o semplicemente, si cambia idea.
Se la persona che abbiamo di fronte ha passato una buona giornata potrebbe trattarci in modo amichevole e rassicurante, ma lo stesso potrebbe non essere nel caso in cui sia di cattivo umore; e allora la domanda pressante è su che cosa abbiamo sbagliato per ricevere tale trattamento, mentre ciò che abbiamo visto non aveva nulla a che fare con noi.
Basare il proprio valore su quello che gli altri pensano, ci mette dunque in una continua ricerca di conferme –’continua’ perché mai arrivano-, mentre l’idea stessa di noi resta incerta, indefinita, instabile e, alla lunga, è proprio questo a farci più male.
Cercare approvazione è in parte inevitabile, è qualcosa che ci permette di comportarci in modo appropriato in determinate situazioni (ad esempio, a un colloquio di lavoro o in Chiesa la domenica) ma diventa un problema quando questo interferisce con le nostre scelte più autentiche, portandoci su strade che non ci interessano e perseguiamo per gli altri e non per noi stessi.
Quello che ci serve è equilibrio; né disinteressarsi completamente delle opinioni altrui, né rimanerci aggrappati come a una goccia d’acqua nel deserto. Avete una borraccia nello zaino, usate quella e andate per la vostra strada.
Allora, chiedetevi perché l’approvazione degli altri è tanto importante per voi.
Che cosa ottenete nel riceverla o nel non riceverla?
Quello che serve è di avvicinarci ad una visione più oggettiva della realtà e sviluppare delle credenze su di noi che non dipendano dagli altri.
1. Fate una lista delle 10 qualità per voi importanti in una persona. Ad esempio, bontà, umiltà, franchezza, atteggiamento positivo e usatele come punti di riferimento interni per sostituire quelli esterni che sono vaghi e indefiniti e non vi portano la stabilità e sicurezza che cercate. Se seguirete la vostra stella del Nord, non potrete perdervi. Ricordate, però, di cercarla dentro di voi.
2. Sospendete l’azione. A volte capita di reagire alle situazioni senza essere in grado di rispondervi. Cioè, quando il nostro comportamento non è una risposta autentica, ma solo un’automatica reazione (ad esempio, nel tentativo di difendersi, discolparsi o dimostrare qualcosa) meglio non fare nulla e valutare le cose con più calma. I nostri comportamenti dovrebbero essere consapevoli e autentici, tesi al manifestare ciò che davvero intendiamo nel profondo di noi stessi e non un mezzo per ottenere una certa risposta dagli altri.
3. Non prendete tutto sul personale. Se interpretate ogni cosa mettendovi al centro della scena, non fate altro che danneggiarvi. Ricordate che ogni cosa ha più modi di essere vista e se non riuscite a fare a meno di mettervi sulla difensiva, cercate almeno di creare nella vostra mente delle alternative che tengano conto di altri aspetti e non solo del fatto che vi sentite sotto ad una lente d’ingrandimento.
Ricordatevi che è solo in veste di noi stessi che possiamo vivere la nostra vita, altrimenti non possiamo far altro che limitarci a sopravvivere nei panni di un altro, senza trovare mai quella calma interiore che tanto andiamo cercando.
E voi? Quali panni state vestendo per sentirvi approvati?
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