10 modi per smettere di preoccuparsi troppo
Il preoccuparsi non ruba mai al domani il suo dispiacere,
priva soltanto l’oggi della sua gioia.
Tutti quanti di tanto in tanto ci preoccupiamo. Fa parte della vita di ognuno e lo è anche il ritrovarsi a rimuginare quando ci sembra di venire sopraffatti dai problemi. Quando però, la preoccupazione si trasforma in un’abitudine dove ogni cosa può essere motivo di dubbio e timori, diventa difficile smettere di preoccuparci.
Il rischio è quello di cadere in un circolo vizioso dove più la nostra attenzione andrà su ciò che ci preoccupa, peggio ci sentiremo; peggio ci sentiremo, più saremo preoccupati e così via. In questi momenti, l’apprensione si autoalimenta e monopolizza la nostra mente, impedendoci di trarre soddisfazione dalle nostre vite e di portare avanti al meglio i nostri impegni quotidiani.
Per alcuni, la preoccupazione serve per non essere colti di sorpresa (prevedo ogni problema possibile, così mi proteggo), per trovare risposte, per sentirsi responsabili o per far andare le cose proprio come le abbiamo prestabilite. In realtà, preoccuparsi tanto è energia sprecata. Se qualcosa di brutto accadesse, la preoccupazione non lo avrebbe potuto impedire e se anche andasse tutto per il meglio, non potremmo goderne appieno perché ci staremmo già arrovellando su qualche altro pensiero.
Preoccuparsi, dunque, non è una soluzione, ma un problema.
Però, anche quando ci rendiamo conto che questo rimuginare è senza senso –irrazionale e privo di sbocchi- non è così facile interromperlo e spezzare il ciclo. Ad esempio, orientandoci verso la ricerca di piaceri immediati (abuso di alcol, droghe, abbuffate ecc..) al fine di reprimere quello che proviamo, non otterremo grandi risultati; subito dopo la distrazione, infatti, troveremo le nostre preoccupazioni ancora lì proprio dove le abbiamo lasciate, sentendoci ancora peggio.
Di seguito, 10 spunti per la prossima volta in cui vi ritroverete trascinati dentro a questa spirale.
1. Vivete nel presente.
Siamo assorbiti dai pensieri sul futuro, tanto che ci dimentichiamo che questo dipenderà da quello che facciamo proprio ora. Apprezzare che tutto quello che abbiamo è il momento presente, può aiutarci a realizzare l’inutilità del vivere in un futuro che potrebbe non avverarsi mai.
Quando sono sopraffatto dalle preoccupazioni, ripenso a un uomo che, sul suo letto di morte, disse che tutta la sua vita era stata piena di preoccupazioni, la maggior parte delle quali per cose che mai accaddero. Winston Churchill
2. Non preparatevi al peggio.
È inevitabile che accadano cose brutte nella vita. Preoccuparsi tanto, però, non impedirà che accadano e non ci preparerà ad affrontarle meglio. Piuttosto che usare tutte le vostre energie per anticipare i problemi, sfruttatele per affrontarli se e quando si presenteranno. E, intanto, trovate soluzioni per i problemi di oggi (se ce ne sono) e lasciate andare tutto quello che non ne ha e su cui non avete potere.
Bisogna avere la serenità di accettare quello che non può essere cambiato, il coraggio di cambiare quello che va cambiato e la saggezza per distinguere le due cose. Reinhold Neibuhr
3. Concedetevi il permesso di non preoccuparvi.
Preoccuparci può sembrare una responsabilità, un nostro dovere. Dopotutto, un buon genitore si preoccupa per i suoi figli, un duro lavoratore per il suo lavoro e un cittadino modello per il suo ambiente e così via. Certo, possono anche farlo, ma con pochi risultati. Interessarsi –senza necessariamente doversi preoccupare- e mettere in atto soluzioni e azioni positive può, invece, fare la differenza.
4. Accordatevi il permesso di preoccuparvi.
Se non riuscite a lasciare andare la preoccupazione, concedetevi il permesso di non combatterla. Invece, provate a contenerla. Ogni volta che sorgono questi pensieri, appuntateli da una parte, con l’intenzione di occuparvene poi in un momento che avrete preventivamente stabilito. In questo modo, non vi sembrerà di aver nascosto la polvere sotto il tappeto, ma avrete il permesso di non preoccuparvi di continuo. Confrontando le vostre apprensioni su carta, inoltre, potrete riordinare le idee e riflettere bene sulla loro fondatezza –scoprendo quanto, in realtà, siano discutibili.
5. Accettate che il dubbio fa parte della vita.
Esiste solo una certezza nella vita, tutto il resto è da scoprire. Questo può certamente fare paura, tanto da cercare di controllare tutto. Ma non potremo mai riuscirci e in questo tentativo, barattiamo il presente con un futuro catastrofico dipinto proprio da noi.
Volevo un finale perfetto. Ora ho imparato nel modo più duro che alcune poesie non hanno rime, e alcune storie non hanno un inizio, un centro e un finale chiaro. La vita riguarda il non sapere, il dover cambiare, vivere il momento e prenderne il meglio, senza sapere cosa succederà dopo. Gilda Radner
6. Diventate consapevoli dei vostri pensieri distorti.
Le vostre preoccupazioni sono basate su affanni legittimi o su pensieri privi di fondamento? Certe volte ci si preoccupa solo per paura che smettendo, si possano provocare sviluppi negativi (quasi come gesto scaramantico di protezione), o si arriva a preoccuparsi anche dei lieti eventi nella convinzione che andranno male. La prossima volta che vi capiterà, chiedetevi che cosa sia a preoccuparvi realmente, che cosa state ottenendo in questo modo e che cosa potrebbe succedere davvero smettendo di farlo.
7. Riflettete sulle vostre preoccupazioni passate.
Pensate alle altre volte in cui vi siete preoccupati. Quello che temevate è accaduto? Se sì, siete riusciti a gestirlo? La preoccupazione in che modo vi ha aiutato? Come vi sembrano ora queste vecchie preoccupazioni? Una valutazione più oggettiva possibile vi potrebbe aiutare a vedere che non solo queste sono state piuttosto esagerate, ma che siete stati in grado di gestirle più di quanto credevate.
8. Lasciate andare il controllo.
Quando le cose appaiono fuori controllo, è salutare abbracciare un po’ di fatalismo. Per esempio, nell’andare in crociera non potremo fare molto più che scegliere una buona compagnia navale e sapere dove si trovano i salvagenti. A un certo punto, possiamo solo lasciarci andare se vogliamo godere dell’esperienza –e delle nostre vite.
9. Accettate l’imperfezione.
Cercate di tendere verso la perfezione, ma non pretendete di raggiungerla. Proprio come chiunque altro, infatti, commetterete errori più di qualche volta. Non c’è alcun male in questo, anzi, come si dice “sbagliando s’impara”.
10. Condividete.
Quando le preoccupazioni sono condivise, hanno meno possibilità di fare presa su di noi. Parlatene con un amico, un parente, o cercate l’aiuto di uno psicologo/psicoterapeuta. Già il semplice atto di aprirsi con qualcuno può, a volte, aiutarci a ritrovare la pace della mente.
E voi? A che cosa vi serve preoccuparvi tanto?
Se volete, fatemelo sapere nei commenti e se vi è piaciuto l’articolo, condividetelo!
Quest’ articolo mi è molto piaciuto….lo terrò presente nell’ arco delle mie giornate…
Mi fa molto piacere. Un abbraccio
Un articolo molto pratico, è vero che il preoccuparsi eccessivamente è un giro vizioso che consuma solo energia.
Grazie Franca! 🙂
secondo me preoccuparmi significa evitare figuracce in futuro. però ieri ho vissuto qualcosa che mi ha fatto sentire male per aver perso la possibilità di conoscere meglio qualcuno per colpa del mio preoccuparmi.
ero ad un evento di terapia di gruppo in cui ognuno di noi ha realizzato il proprio disegno che poi a turno dovevamo spiegare. gli altri iniziarono.. mentre parlavano io dentro di me cercavo le parole per raccontare il mio, ma così non ho prestato attenzione alle storie altrui e non ho colto i dettagli (modi di fare e vestiti, ecc) tra le quali c’era per esempio una ragazza che mi sembrava interessante era una storia interessante ed introspettiva che mi avrebbe potuto scaturire empatia. ora mi sento stupido perché se le avessi dedicato maggiore ‘attenzione l’avrei potuta conoscere e invece non ricordo cosa avesse detto, e invece ero concentrato sull’evitare di rimanere senza parole io stesso per paura di risultato stupido ai suoi occhi o degli altri. ma chi mi assicura che se li avessi ascoltati, io non avrei fatto scena muta?quindi non so se ho sbagliato o no. fatto sta che mi sarebbe piaciuto più dare attenzione a loro piuttosto che a me
Salve Stefano, beh ha notato una cosa importante sulla quale lavorare. La teoria è così ovvia che può farci sentire sciocchi, ma nella pratica poi si tratta di un difficile processo di trasformazione che richiede comprensione, pazienza e amore nei nostri confronti. Magari tutto questo giudizio aspro che si rivolge è parte del problema! Del resto la paura delle figuracce, cioè del giudizio altrui, non è altro che la paura del nostro stesso giudizio.
Buon lavoro su di sé, che è il lavoro più difficile di tutti.
Un abbraccio