
Barbara Persichetti Auteri
Una fonte di forza

“La felicità è una porta che si apre dall’interno: per aprirla bisogna umilmente fare un passo indietro.” Sören Aabye Kierkegaard
La vita è come un puzzle del quale ci mancheranno sempre dei pezzi nonostante ogni nostro sforzo di scacciare i dubbi e le incertezze.
Serve un grande impegno per imparare a convivere con i buchi presenti nella nostra conoscenza e per riuscire a tollerare che tante cose siano al di fuori del nostro controllo.
A volte, cadiamo nelle trappole della presunzione dove, cercando di forzare insieme i tasselli che possediamo, finiamo per accontentarci delle immagini che abbiamo ottenuto che, seppur distorte, almeno sono rassicuranti.
Credendo di conoscere tutto su noi stessi e la vita, allora, rischiamo di appoggiarci più del dovuto al pregiudizio, all’arroganza e all’orgoglio, che ci intrappolano in una corazza di certezza e superiorità che, invece di proteggerci, finisce per ostacolarci.
Eppure, cercare di rispondere alle domande della vita richiede altre domande e non risposte definitive.
Infatti, quando non smettiamo di porci domande e di scavare nelle nostre profondità con onestà, impariamo che gli oggetti delle nostre ricerche non cesseranno mai di fornirci nuove informazioni, tanto quanto noi saremo disposti a tollerarne l’incertezza.
Così, ci avviciniamo a comprendere di essere solo una piccola parte di un tutto, di essere noi stessi un tassello di un puzzle incomprensibilmente infinito e arriviamo a provare qualcosa di nuovo: l’umiltà.
Ma che cos’è l’umiltà?
Essa è qualcosa di ricco e di difficile da definire, caratterizzato da (1):
Un’accurata valutazione di sé, nel riconoscersi limiti e risorse, senza sopravvalutare o sottostimare.
Un’apertura alle nuove informazioni, anche di quelle che contraddicono precedenti conoscenze.
Un’abilità nel guardare a sé stessi in una prospettiva più ampia.
Un’abilità nel sapersi mettere da parte e uscire dal centro dell’inquadratura.
L’umiltà è un’energia con la quale realizzare noi stessi, perché è grazie ad essa se smettiamo di lottare contro la vita e l’abbracciamo per come è, dandoci la possibilità di diventare consapevoli di noi, delle nostre relazioni e della relatività del tutto.
Allora, ci si libera dal giudizio degli altri, essendo noi i primi a non giudicare e l’energia che una volta usavamo per difenderci dagli attacchi del mondo, si converte in una fonte inesauribile di forza dalla quale attingere per costruire la propria vita.
Con l’umiltà i rapporti diventano più fluidi, aperti, naturali, non più portati alla competizione, ma alla condivisione.
Impariamo ad accettare le persone per come sono, lasciando spazio ai loro punti luminosi e non più solamente a quelli più cupi, permettendo loro di vedere anche i nostri.
“L’umile non abbassa la testa davanti a nessuno e nello stesso tempo non permette a nessuno di abbassare la testa davanti a lui.” Piermaria Bonacina
E umiltà non è:
Sottomettersi a chi ci circonda.
Umiliarsi.
Essere masochisti.
Sentirsi inferiore agli altri.
Sacrificarsi costantemente per le altre persone.
Evitare i conflitti per essere gentili.
Fingere di sentirsi come non ci si sente per compiacere gli altri.
Essere deboli.
Inoltre, la ricerca ci informa che le persone umili tendono a essere più grate, cooperative, compassionevoli e generose, sia con il loro tempo che con il loro denaro, guadagnandone relazioni più ricche e serene e traendo un maggior senso di generale benessere (2).
“L’umiltà non è pensare meno di sé, è pensare meno a sé.” C.S. Lewis
Ma che speranze abbiamo per l’umiltà in una società che celebra i presuntuosi, i competitivi e l’esclusiva attenzione per il proprio ego?
Proviamo ad immaginare quanto progresso potremmo raggiungere in ogni ambito della vita umana, anche solo nella politica, se usassimo dialogo e umiltà per risolvere i conflitti, invece che basarci su forza e intimidazione.
La speranza è che ognuno di noi, nel suo piccolo, possa allenare questa virtù e diventare il cambiamento che vuole vedere intorno a sé.
Ecco a voi qualche spunto di riflessione sul tema:
Coltivate onestà emozionale. Imparate a riconoscere le vostre emozioni, positive e negative che siano e a lasciargli lo spazio di cui hanno bisogno. Esse vi parlano di voi e fanno parte di voi.
Tutti possono insegnarvi. Non esiste una persona che non possa lasciarvi qualcosa che prima non avevate, se solo sarete disposti a coglierla.
Accettate i vostri limiti e quelli degli altri. La perfezione non esiste e non può esistere perché l’unicità di ciascuno darà un’impronta originale a tutto ciò che fa. Pensare che un nostro limite non possa essere parte di una nostra risorsa, è uno dei nostri pregiudizi più dolorosi; vedere un errore come nient’altro che un errore, non vi insegnerà mai nulla.
Distinguete tra le ambizioni personali e la ricerca di significato. Finché penserete che tutto ciò che conti sia vincere, nessuna coppa porterà la felicità che cercate.
Apritevi alle persone. Quando siamo con gli altri, siamo spesso troppo focalizzati su noi stessi –“che cosa pensa di me? che cosa dico adesso?”-. Cercate, invece, di concentrarvi sull’altra persona e su ciò che dice; che cosa vuole comunicarvi e perché? Che cosa vi suggerisce ciò che dice? Instaurare conversazioni sincere con gli altri, ci permette di condividere e stimolare nuovi pensieri.
Evitate di contraddire sempre gli altri. Contate fino a 10 e chiedetevi se il vostro intervento potrà fare una significativa differenza.
Coltivate la vostra gratitudine. Trovate ogni giorno motivi per cui essere grati per imparare a riconoscere ciò che gli altri fanno per voi, consapevolmente o meno.
Imparate a chiedere aiuto. Anche se pensate che gli altri non capiranno e che vi giudicheranno, è necessario sapersi rivolgere a chi vi circonda ogni tanto, soprattutto quando non sapete più come fare con i vostri problemi.
Prendetevi meno sul serio. Sentirsi al centro del proprio mondo non è solamente presuntuoso, ma anche faticoso. Finiamo per credere che ciò che ci accade ci definisca, dandogli un'importanza assoluta che si sparge a macchia d'olio su qualsiasi cosa. Imparate a fare un passo indietro.
Credete in qualcosa più grande di voi. Che sia un solo dio o che siano 10, che si parli della meraviglia che ci offre ogni giorno la natura o che ci si affidi alla scienza, che siano tutte le precedenti o nessuna di esse, abbiamo tutti bisogno di poter alzare lo sguardo e perderlo nell’infinito.
Ricordatevi che, saper riconoscere e accettare che non sempre abbiamo ragione, che a volte non sappiamo che cosa fare e quanto tutto questo possa farci paura, ci permette di fare un grande passo verso noi stessi e gli altri.
E voi, che cosa ne pensate? Come l’umiltà potrebbe migliorare la vostra vita?
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Kesebir, P. (2014), “A quiet ego quiets death anxiety: Humility as an existential anxiety buffer.” Journal of Personality and Social Psychology, Vol 106(4), pp. 610-623.
(2) Exline, J., Hill, P. (2012), "Humility: A consistent and robust predictor of generosity", The Journal of Positive Psychology, pp. 208-218.
(1) Tangney, J. P. (2004). Humility. In C. R. Snyder & S. Lopez (Eds.), Handbook of Positive Psychology (pp. 411-419). New York: Oxford University Press.