Il positivo del negativo

Quel che devi ai tuoi genitori

Sia ottimisti che pessimisti contribuiscono alla nostra società.

L’ottimista inventa l’aereo e il pessimista il paracadute.

Gil Stern

Si parla sempre di più dei benefici del pensare positivo per la nostra salute; guardare il lato buono delle cose, ci permette di affrontare al meglio le situazioni stressanti riducendone gli effetti negativi su mente e corpo.

“Ma io non riesco a pensare positivo!”

Molti di noi si lasciano scoraggiare di fronte all’idea di essere obbligati a pensare positivo sempre e comunque per poter migliorare le proprie vite e molti altri, invece, cadono nella trappola della felicità ad ogni costo.

E allora, ci si stampa un sorriso in volto e si nascondono i propri sentimenti nella speranza che fingendosi felici, si possa diventarlo. Si pensa positivo, ci si sforza di sentirsi allegri, pieni di vita, quando in realtà si è arrabbiati, tristi e spaventati.

Ma nel cercare il positivo a tutti i costi, nello forzarsi di evitare il negativo delle situazioni, si rischia di cadere vittima di aspettative non realistiche, basate su uno sfrenato ottimismo che non permette di tenere conto di più aspetti di un problema.

Allo stesso modo, nel vedere solo il negativo intorno a noi, finiamo per credere che non ci sia altro da vedere, e quindi, che nulla potrà migliorare le cose.

Come dire: Se i lati sono due e noi ne esaminiamo uno, prendiamo in considerazione solo una parte della realtà, ignorando importanti indizi dell’ambiente che potrebbero aiutarci a valutare più adeguatamente noi stessi, gli altri e le situazioni.

Quando c’è il rischio di venire feriti, nella vita privata o nel lavoro, il pensiero negativo può aiutarci a identificare il problema. Allo stesso modo, pensando positivo, ci mettiamo in condizione di riconoscere le potenzialità racchiuse nelle persone e nelle circostanze, cioè, di vedere proprio quegli aspetti che possono aiutarci a risolvere la situazione.

Ad esempio, quando ci sentiamo arrabbiati con qualcuno che ci appare come “cattivo”, dimentichiamo che quella persona non è o buona o cattiva, ma che semmai, è il suo comportamento a poter essere definito in un modo o in un altro (non l’individuo per quello che è o non è, ma per quello che fa o non fa). Può anche essere che il capo si comporti con aggressività, ma lo fa solo in concomitanza di una scadenza, ed è anche vero che sa essere molto comprensivo quando c’è da concedere del tempo libero. Definirlo buono o cattivo a priori, rischia di semplificare eccessivamente la nostra visione della persona, generando vissuti fortemente negativi.

Non ci serve vedere solo i difetti, come non ci è utile vedere solo i pregi; in ogni cosa siamo costretti a fare un bilancio, a tenerci in un punto intermedio, ad oscillare tra un polo e un altro in base alla necessità del momento.

Senza costringerci a vedere sempre tutto al meglio o senza cadere nell’oblio della disperazione.

Pensare sia negativo sia positivo, porta un’idea più equilibrata del mondo e ci aiuta a costruire sane relazioni. Attraverso queste lenti, possiamo mettere a fuoco gli eventuali problemi lungo la strada, senza dimenticarci di trarre soddisfazione dalla vita.

Il bicchiere non deve essere mezzo pieno o mezzo vuoto. Stabilire questo a priori è come decidere di guardare il panorama sempre dalla stessa finestra, credendo che l’estensione di ciò che vediamo sia tutto quello che c’è da vedere.

Il bicchiere è mezzo pieno, ma è anche mezzo vuoto!

Esercitare entrambe e tenerle in equilibrio può diventare, allora, espressione di qualcosa di ancora diverso; di una realistica valutazione del presente, nel bene e nel male, con la convinzione che con il nostro comportamento, abbiamo la possibilità di migliorare le cose. O almeno, che possiamo provarci!

“Il dolore è la cosa più importante nell’universo. Più importante della sopravvivenza, più grande dell’amore, maggiore anche rispetto alla bellezza. Perché senza dolore, non ci può essere nessun piacere. Senza tristezza, non ci può essere felicità. Senza miseria non ci può essere bellezza. E senza queste tre cose, la vita è senza fine, senza speranza, condannata e dannata.”

Harlan Ellison

E voi? Che cosa ne pensate? In quali situazioni vi è servito pensare positivo e in quali pensare negativo?

Se volete, fatemelo sapere nei commenti e se vi è piaciuto l’articolo, condividetelo!

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