La paura del confronto

Se due individui sono sempre d’accordo su tutto,
vi posso assicurare che uno dei due pensa per entrambi.
A tutti noi sarà capitato almeno una volta di avere un problema con qualcuno e di non riuscire a parlargliene, anzi, per molti di noi è praticamente un’abitudine. Infatti, la paura del confronto è alla base dello stress di molte persone; conflitti sul lavoro, problemi di coppia e interpersonali possono essere risolti, però, solo se le persone diventano capaci di esporre il proprio dissenso in un dialogo diretto e aperto.
Quando desideriamo evitare il conflitto spesso giustifichiamo le nostre omissioni in nome di una pacifica convivenza, ma così facendo danneggiamo non solo la relazione in sé, ma anche il nostro benessere.
Sia che si tratti di un collega che ci manca di rispetto, sia che si tratti di una suocera che fa battute inappropriate, la paura del confronto spesso supera il desiderio di affrontare un problema. Di conseguenza, il problema non si risolve mai e noi continuiamo a soffrirne in misura sempre maggiore.
Infatti, mantenere il silenzio su ciò che percepiamo come ingiusto, sbagliato, offensivo ecc. non fa altro che far crescere in noi una certa animosità, che rischia di tradursi in soluzioni estreme quali, ad esempio, improvvise esplosioni di rabbia o isolamento – nell’idea del “meglio soli che male accompagnati”.
Solo parlare di confronto è sufficiente per mettere molte persone a disagio e questo accade per diverse ragioni; ad esempio, perché molti di noi non sanno che cosa significhi realmente confrontarsi e, a maggior ragione, non hanno mai imparato a farlo efficacemente.
Infatti, facilmente tendiamo a credere che il confronto sia qualcosa di pericoloso, dove il rischio è di “mangiare o di venire mangiati” e quando contestiamo le idee o il comportamento di un’altra persona, diamo per scontato che la relazione debba uscirne distrutta – o perlomeno noi.
Ciò potrebbe essere dovuto dalla possibilità di aver accumulato talmente tanto risentimento che non avremmo idea di come mantenere la calma. O magari il problema è che crediamo che il nostro valore personale dipenda dall’approvazione degli altri e quindi non abbiamo nessuna voglia di risultare “antipatici”.
Quando confrontare qualcuno rischia di fare solo danni?
Iniziare un confronto sull’onda delle emozioni non è mai utile. Anzi, potrebbe essere che in passato abbiate perso la calma, peggiorando le cose ed è proprio su questo ricordo che conservate l’idea che confronto significhi aggressione. Quando siamo arrabbiati o sconvolti non riusciamo a pensare lucidamente; in questi casi, sarebbe meglio rimandare il confronto ad un altro momento, uno in cui avrete le idee più chiare. Infatti, quante volte vi siete pentiti di ciò che avete detto o, peggio, di quello che NON avete detto? Perdere il filo del discorso è facile quando le emozioni sono sotto sopra e l’altro ci coglie alla sprovvista con le sue risposte.
Ad esempio, c’è Ginevra che vorrebbe dire qualcosa alla sua coinquilina sul fatto che non rimette mai a posto la tazza del caffè. Ogni giorno la lascia nel lavello e finisce che tocca sempre a lei lavarla e rimetterla a posto. Però, Ginevra non ha voglia di dirglielo perché le sembra una cosa tanto sciocca. Eppure, continua a darle fastidio, giorno dopo giorno finché non ne può più. Quindi, una sera va da lei con la sua tazza sporca, digrignando i denti, urlandole di non essere sua madre e che non è suo compito pulire le stupide cose che lascia in giro.
La reazione della coinquilina è tutt’altro che accomodante, e vi sembra strano?
Per prima cosa, Ginevra ha lasciato che goccia dopo goccia il bicchiere traboccasse. Ogni volta che trovava la tazza nel lavandino era per lei come l’ennesima dimostrazione di una certa mancanza di rispetto e con il tempo la cosa ha perso le giuste proporzioni nella sua mente, ingigantendosi sempre di più. Inoltre, Ginevra ha probabilmente attribuito alla tazza un significato che poco aveva a che fare con la sua coinquilina, ma, ad esempio, più con il fatto che magari si sente sfruttata da tutti, appesantita da doveri non suoi.
Dunque, prima di confrontare qualcuno dovremmo chiarirci le idee su ciò che ci infastidisce realmente. In questo caso, se la tazza rappresenta l’ennesima occasione in cui Ginevra si è sentita usata, forse dovrebbe concentrarsi su questo e sul chiedersi come mai permette che gli altri si appoggino tanto su di lei (magari perché crede che solo così potrà sentirsi apprezzata?).
Quando scopriamo di star reagendo a qualche credenza irrealistica è bene ragionare su questa prima di confrontare l’altra persona. In molte occasioni potreste scoprire che certi comportamenti smetteranno di darvi fastidio, rendendo addirittura non necessario il confronto.
Cioè, non sempre quello che ci disturba è proprio come ci appare. Chissà quante volte vi sarà capitato di restare offesi da un comportamento per poi scoprire che quella persona era su una pagina del tutto diversa e che non intendeva offendervi. Che magari la sua noncuranza non è stata un attacco frontale nei vostri confronti, ma un semplice modo di fare che non aveva idea potesse risultare in un problema.
Quando smetterete di dar per scontato che l’altro sia stupido o cattivo, vi prenderete il tempo per scoprire che le persone hanno quasi sempre validi motivi per fare ciò che fanno e che questi, a volte, hanno poco a che fare con voi.
Confrontare qualcuno in una modalità assertiva e gentile, allora, diventa possibile e molto meno spaventoso. Infatti, potreste scoprire che gli altri accetteranno quello che avete da dire e che accorderanno un cambiamento positivo.
L’obiettivo non deve essere, però, quello di ottenere la ragione, ma di superare il conflitto, arrivando insieme a un compromesso – quando possibile. Cercate di considerate i vostri sforzi come parte di una scalata; le prime gocce di sudore non saranno le ultime, ma, man mano che andrete avanti, la vista che guadagnerete sarà sempre più bella e meno spaventosa.
Dunque, quando ci prendiamo il tempo per capire prima di tutto ciò che accade dentro di noi per poi rivolgerci all’altro, possiamo affrontare i problemi con le altre persone in maniera più serena, con l’intento di comprenderli e incontrarli a metà strada.
E voi, che cosa ne pensate? Chi è che non riuscite a confrontare e perché?
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Discussioni a senso unico con mio marito. Lui non vuole esporsi e non risponde ad una mia domanda diretta:”spiegami che senso ha per te la mia presenza in questa casa”. Io non ho scambi di nessun genere con lui se non condividere la casa. Vorrei avere questa risposta per poter scegliere liberamente come proseguire nella mia vita. Grazie Lorenza
Salve Lorenza, mi dispiace tanto per questa situazione di impasse, sembrerebbe però che lei una risposta la abbia già…
Dottoressa Persichetti