L’ingrediente mancante
La felicità è come la verità: non la si ha, ci si è. Per questo nessuno che sia felice può sapere di esserlo. Per vedere la felicità, ne dovrebbe uscire. L’unico rapporto fra coscienza e felicità è la gratitudine.
Theodor Adorno
Quante volte avrete sentito che “bisognerebbe praticare la gratitudine”, senza neanche fermarvi a pensare che cosa significhi?
In questa società, diamo particolare importanza al possedere, alla soddisfazione istantanea di desideri superficiali, invece di sintonizzarci su di noi e su ciò che ci circonda, per capire che cosa possa renderci davvero felici.
Ci concentriamo su tutto ciò che ci manca e dimentichiamo di guardare anche il resto, finendo per essere trascinati in un vortice d’ingratitudine e pessimismo.
“Ho mille problemi, altro che grato! Per che cosa dovrei esserlo?”
Ogni giorno siamo circondati da rabbia, frustrazione e lamentele e siamo troppo impegnati a compatirci, invece di ricordarci di apprezzare il bello della vita.
Esso non è nell’assenza di problemi o nell’ottenere ciò che desideriamo, ma, è nella consapevolezza del momento presente, attraverso il quale possiamo toccare la vita e sentire il valore che ha, a prescindere da quanto la nostra esistenza sia facile, ricca o di successo.
La gratitudine non è sforzarsi di dire “grazie”, ma è riconoscere il valore di ciò che fa parte della nostra quotidianità, nel bene e nel male, scegliendo di prendere la forza da ciò che può darci gioia e di non farcela togliere da ciò che ci mette in difficoltà che, pur restando innegabilmente presente, non deve avere il potere di determinare le nostre giornate.
Un’emozione negativa ha il potere di mostrarci le cose in una cattiva luce e ciò ci abbatte e non ci aiuta. Al contrario, un’emozione positiva può avere altrettanto potere, se ci permettiamo di viverla.
Vi è mai capitato di gioire per un tramonto, un gesto, un suono o semplicemente un momento? Se sì, sono certa che ricorderete quanto quel pezzetto di felicità sia stato speciale e di come vi abbia fatto sentire in pace con voi stessi.
Infatti, la gratitudine è un atteggiamento mentale che ci permette di porre reale attenzione anche sulle cose apparentemente banali ma che, in realtà, rappresentano ciò che davvero può suscitarci emozioni positive durature.
Essa ci conduce dove possiamo riconoscere, che dentro di noi c’è sia inferno che paradiso, ma che si può godere del secondo nonostante il primo.
Dunque, la nostra sofferenza psicologica, potrebbe, almeno in parte, essere ridimensionata proprio cambiando il nostro modo di vivere noi stessi e il mondo.
Ricerche sostengono che essa può arricchirci e rafforzarci; è correlata con un maggior senso di soddisfazione, più motivazione, energia e un ridotto senso di stress e tristezza.
Per fortuna, anche la gratitudine è qualcosa che possiamo coltivare.
Da dove iniziare?
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Diventate consapevoli. La vostra mente non fa che porre l’accento su tutto ciò che manca o che non va bene. Cercate di individuare quali sono i temi o le espressioni ricorrenti che usate.
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Cambiate registro. Ora che avete individuato alcuni dei pensieri “ingrati” che vi rivolgete, fate l’opposto. Trovate in essi l’altra faccia della medaglia e affiancateli.
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Premete “Pausa”! Ormai siete tanto assuefatti dalle vostre abitudini, che non vi rendete conto delle giornate che passano senza che voi le abbiate vissute davvero. Ricominciate a stare nei momenti e non solo a lasciarli passare. Ad esempio, da quanto non sentite il vento che soffia tra i vostri capelli o il profumo dell’aria e da quanto non vi fermate a guardare il colore del cielo? Quando siete sommersi di lavoro, invece di continuare, prendetevi un momento per assaporare un buon caffè o per fare una telefonata a un amico per sentire come sta. Queste sono tutte piccole cose che nella frenesia quotidiana riteniamo irrilevanti e fuori luogo ma che, in realtà, determinano la qualità positiva di una giornata, che altrimenti, sarebbe identica alle altre.
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Esercitatevi. Ogni sera, scrivete tre cose della giornata per cui siete grati. Ad esempio: “Per il fresco della mia stanza, per la pausa pranzo, per avere un’amica tanto speciale”. All’inizio vi sarà quasi impossibile riuscirci, ma poi sarà sempre più facile e, dopo almeno due settimane, inizierete a rendervi conto che qualcosa nel vostro modo di pensare è cambiato.
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Ringraziate. Abbiamo detto che la gratitudine non è solo questo, ma ora che ne sapete di più, scommetto che avrete voglia di dire grazie più spesso.
Ricordatevi che, possiamo tutti prenderci un momento e coltivare un po’ di sana gratitudine, per aiutarci a provare più soddisfazione nei confronti della nostra esistenza, anche “solo” per il semplice fatto di essere qui.
La possibilità che proprio tu nascessi, corrisponde a quella che si avrebbe se due milioni di persone, tirando contemporaneamente un dado composto da un trilione di facce, ottenessero lo stesso numero. Insomma, la possibilità è praticamente pari allo zero. Ora vai, e agisci come il miracolo che sei! Ali Binazir
E voi, quanta gratitudine praticate?
Se volete, fatemelo sapere nei commenti e se vi è piaciuto l’articolo, condividetelo!
Sansone R. A., et al. (2010), “Gratitude and Well Being: The Benefits of Appreciation”. Psychiatry. Vol. 7, No. 11, pp. 18–22.
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