La trappola dell’egoismo
Tutti si scagliano contro l’egoismo come se fosse possibile sopravvivere senza. Da biasimare è solo il suo eccesso.
Quando sentiamo parlare di egoismo, ci viene subito in mente qualcosa di negativo; l’egoista, infatti, è qualcuno che s’interessa solo di sé stesso, che arriva a provocare sofferenza pur di trovare un proprio tornaconto, è qualcuno che non considera il bene altrui, ma solo il proprio.
L’egoismo consiste nel fare la propria felicità dall’infelicità di tutti gli altri. Henri Lacordaire
Ecco, forse per cercare di evitare di comportarci da egoisti, finiamo per cadere nella trappola opposta, dove è giusto sacrificarsi per aiutare gli altri, mettendo da parte le proprie necessità e i propri bisogni.
Questo però, come alcuni di voi sapranno molto bene, genera frustrazione, tristezza e un senso di oppressione per tutto quello che ci sentiamo di dover fare per gli altri e che mai ci sembra di ricevere in cambio.
Forse vi sarete dati molte risposte sul perché succeda questo. Magari è perché il mondo funziona così; si fa del bene mentre gli altri si approfittano di noi. O magari è perché c’è qualcosa di non amabile in voi, per cui nonostante vi facciate in quattro, vi sembra sempre che gli altri non riconoscano i vostri sacrifici.
“Basta allora! dovrei fare proprio l’egoista, così poi voglio vedere come fanno!”
E se questa idea univoca di egoismo come qualcosa di “anti-altruistico” ci mandasse nella direzione sbagliata?
Se vi siete mai informati su che cosa fare e non fare quando avviene un’emergenza, avrete sentito che, nel prestare soccorso, è necessario prima valutare se rischiamo di mettere in pericolo la nostra incolumità o quella di altri. Infatti, immaginate di farvi male; non sareste più in grado di aiutare nessuno e, anzi, a quel punto avreste bisogno anche voi di soccorso.
Se per aiutare ci facciamo del male, non siamo più in grado di aiutare.
Un egoismo sano non riguarda l’uso dell’altro per un nostro beneficio o il disinteressarsi del dolore altrui, ma è il saper pensare anche a noi stessi quando è necessario. Dove i bisogni di chi abbiamo di fronte non hanno la precedenza sui nostri, ma sono importanti allo stesso modo.
Perciò, siamo chiamati a stabilire delle priorità nell’occuparci di noi stessi; non possiamo sempre essere presenti e disponibili per tutti e poi non avere il tempo di riposarci o di fare qualcosa che ci fa bene o ci piace. Non possiamo correre dappertutto per accontentare le altre persone e poi rinunciare a ciò che accontenta noi.
Esplosioni e implosioni di rabbia, comportamenti passivo-aggressivi, stress e umore depresso, sono solo alcune delle problematiche che incontriamo in queste situazioni.
Non possiamo vivere solo per gli altri. Dobbiamo farlo prima per noi stessi, per trovare la soddisfazione di cui abbiamo bisogno e per poterci relazionare con chi ci circonda come pari con stessi diritti e stesso valore.
Se non sappiamo prenderci cura di noi, come potremmo mai prenderci cura di qualcun altro?
Che cosa può aiutarvi a coltivare il sano egoismo:
Ecco a voi qualche spunto sul tema:
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Prendete consapevolezza. Quante volte fate qualcosa solo per voi stessi? Quante volte avete accettato di aiutare qualcuno pur non avendone voglia o possibilità?
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Ritagliatevi i vostri spazi ogni giorno. Fate qualcosa solo per voi; spegnete il telefono, annullate la cena alla quale avete accettato di andare solo per cortesia, guardate il vostro film preferito o leggete un libro. Le scelte sono infinite, che cosa avete voglia di fare oggi solo per voi stessi?
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Trovate il tempo. Qualsiasi cosa di cui avete bisogno viene di solito spazzata via dalla tipica frase “non ne ho il tempo”. Certamente gli impegni quotidiani sono parte di una concreta realtà, che può riguardare scadenze lavorative o impegni famigliari. Non pensate che sia “o tutto o niente”; è possibile trovare sempre un compromesso. Inoltre, questi impegni che vi rubano tempo sono importanti per voi? O solo per qualcun altro?
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Imparate a recidere i rami secchi. Ci sono alcune cose che proprio non avete voglia di fare, ma che ormai gli altri si aspettano da voi e “Come faccio a dire di no?” è quello che vi ronza in testa ogni volta. Indorate la pillola con un atteggiamento di questo tipo: “Purtroppo non mi è proprio possibile, mi dispiace.” E quando la persona insiste, ribadite di non avere tempo e magari suggerite un’altra soluzione (forse qualcun altro potrà aiutare?).
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Imparate a riconoscere chi si approfitta di voi, magari spingendovi nel senso di colpa per ottenere ciò che desidera, da chi invece si è solo abituato a un vostro modo di fare. Iniziate a liberarvi delle persone che vi fanno sentire male con voi stessi e che vi spingono a comportarvi come non vorreste.
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Cercate ciò di cui avete bisogno prima in voi stessi e nelle vostre forze. Affidare la responsabilità della vostra felicità alle altre persone, è come essere al volante della vostra macchina e aspettarvi che sia il passeggero a guidare.
Ricordatevi che, se pensare solo a noi stessi denota egoismo nel peggior senso del termine, pensare solo agli altri non denota altruismo bensì passività. Se volete aiutare, va bene, ma se inizia a essere doloroso, significa che state dando più di quello che potete dare.
Se sentite di non farcela, chiedete aiuto allo psicologo.
E voi, che cosa ne pensate? In che modo inizierete a prendervi cura di voi stessi?
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