Inventare la vita
La credenza che la realtà che ognuno vede sia l’unica realtà è la più pericolosa di tutte le illusioni.
Paul Watzlawick
*«Oggi invoco la metafisica per dire con precisione di che cosa si tratta quando diventiamo dei metafisici, sia che ci si ritenga tali oppure no. Dico che diventiamo dei metafisici ogni volta che decidiamo in principio di domande indecidibili.
Per esempio, ecco una domanda decidibile, “Il numero 3,396,714 è divisibile per 2?”. Ci vorranno meno di due secondi per decidere se questo numero sia effettivamente divisibile per due. La cosa interessante è che potrei continuare ad inventare domande sempre più difficili e comunque trovare una risposta.
Ma ci sono anche problemi straordinariamente complessi a cui dare risposta, alcuni posti più di 200 anni fa e che rimangono un mistero. Per esempio, la domanda sull’origine dell’universo è una delle principali domande indecidibili.
Nessuno era lì per vederlo nascere.
Ed è pieno di ipotesi diverse; alcuni dicono che vi è stato un singolo atto di creazione 4 o 5,000 anni fa. Altri dicono che non c’è stato mai un inizio e che non ci sarà mai una fine perché l’universo è un sistema in perpetuo equilibrio. Poi ci sono anche coloro che affermano che circa 10 o 20 miliardi di anni fa l’universo è comparso con il “Big Bang”, di cui possiamo sentire ancora gli echi attraverso le grandi antenne radio. Ma io sono più incline nel credere a Chuang Tse quando dice:
Il cielo non fa niente, questo non far niente è dignità, la terra non fa niente, questo far niente è riposo; dall’unione di queste due non azioni nasce ogni azione e ogni cosa.
Potrei andare avanti a lungo nello spiegare la distinzione tra domande decidibili e indecidibili, ma credo che sia ormai chiaro, per presentarvi la seguente affermazione che io chiamo “postulato metafisico”:
Solo di quelle domande che sono in linea di principio indecidibili, possiamo decidere.
Perché?
Semplicemente perché le domande decidibili sono già decise dalla cornice in cui la domanda si pone, e dalla scelta di regole usate per collegare ciò che etichettiamo come “domande” con cosa prendiamo come “risposta”. In alcuni casi è un attimo, in altri ci vuole tanto tempo. Ma, in definitiva, troveremo sempre un percorso logico da seguire per fornire un’inconfutabile risposta; un preciso “si”, o un preciso “no”.
Ma non siamo sotto nessuna costrizione, neanche quella della logica, quando decidiamo di dare risposta alle domande indecidibili. Non c’è una necessità esterna a forzarci nel rispondere a simili quesiti. Siamo liberi! Questa necessità non è un caso, è una scelta.
Siamo in grado di scegliere chi vorremmo diventare quando abbiamo deciso in principio di una domanda indecidibile. Con questa libertà di scelta viene la responsabilità per ciò che facciamo. Per alcuni, questa libertà è un dono. Per altri tale responsabilità è un’insopportabile fardello. Come posso fuggirne? Come posso evitarlo? Posso lasciarlo a qualcun altro?
Con tanto ingegno e fantasia, riusciamo a trovare meccanismi utili a evitare questo onere. Attraverso le gerarchie sono state create istituzioni intere per rendere impossibile la localizzazione della responsabilità. Tutti coloro parti del sistema possono dire “Mi hanno detto di fare così”, “Non avevo altra scelta”. In altre parole, “Non considerarmi responsabile di questo” o “Incolpa qualcun altro”. Ma queste frasi sostituiscono apparentemente questa: “Tra tutte le scelte che avevo, ho deciso questa”.
Quando possiamo dirci ciò, possiamo essere liberi di intuire e di creare, di aprirci nuove porte, e poi altre ancora. Di comportarci sempre in modo da aumentare il numero delle scelte.»
E voi, che cosa ne pensate? Tale libertà è un dono o un fardello?
Se volete, fatemelo sapere nei commenti e se vi è piaciuto il brano, condividetelo!
*Cybernetics and Human Knowing di Heinz von Foerster
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