Il beneficio del dubbio

Quel che devi ai tuoi genitori

Lo splendore dell’amicizia, non è la mano tesa, né il sorriso gentile, né la gioia della compagnia: è l’ispirazione spirituale che viene quando scopriamo che qualcuno crede in noi, ed è disposto a fidarsi di noi.

Ralph Waldo Emerson

Nelle relazioni di tutti i giorni, anche in quelle più affiatate, possono avvenire litigi di ogni genere su sciocchezze, o su cose più importanti.

Chissà quante volte dopo aver chiarito il contrasto, vi sarete resi conto che tutto il dissenso era partito da un’incomprensione, magari anche banale.

Quando percepiamo di aver subito un torto, non sempre riusciamo a trovare l’immediata lucidità di pensare che l’altro non avesse cattive intenzioni, piuttosto, tendiamo a credere il contrario.

Allora, immaginiamo che l’altro volesse ferirci, frustrarci, umiliarci o altro, e diventa difficile riuscire a capirsi. A volte, dando per scontate le intenzioni, rischiamo di dare il via a una spirale discendente, dove i fraintendimenti si sommano e portano a divari anche incolmabili.

Non necessariamente l’amica che vi dice qualcosa che non vi è piaciuto, intendeva farvi soffrire.

E non per forza il fidanzato che prende il caffè con la collega, vi tradirà.

Qui, una storia per riflettere.

Non dovremmo mai fidarci ciecamente degli altri, ma neppure essere cinici riguardo a tutto e tutti. Se non conosciamo qualcuno, dovremmo partire dal presupposto che sia una brava persona fino a prova contraria (un conto è concedere il beneficio del dubbio, un conto è non voler vedere ciò che è davanti ai nostri occhi).

Non si tratta di mentire a noi stessi, ma di scegliere di credere nella faccia della medaglia che può farci partire con il piede giusto nelle relazioni e nella vita. Perché, credere nelle peggiori intenzioni porta più dolore del necessario, mentre, credere nel buono permette di confrontarsi apertamente e comprendere le reali motivazioni sotto ai comportamenti, nei limiti del possibile.

Certamente, esistono persone che pensano solo a sé stesse non curandosi delle conseguenze del proprio comportamento sugli altri, ma dovremmo anche renderci conto che queste sono una minoranza e che la maggior parte di noi cerca solo pace e felicità, pur commettendo errori e facendo cose discutibili.

Qualche spunto di riflessione:

 
  • Chiedete invece di accusare. Dare per scontato che l’altro sia colpevole, è il modo migliore per portarlo sulla difensiva e altrettanto pronto all’attacco, finendo in una sorta di duello. Partendo dal presupposto che le cose non sono per forza come sembrano, possiamo aprire uno spazio di ascolto e confronto che, nella “peggiore” delle ipotesi, ci permetterà di capire l’altra persona e le sue intenzioni.

 
  • Date il meglio di voi. Non concedere mai il beneficio del dubbio significa non dare mai il nostro meglio agli altri “Perché tanto mi farà del male”. Cerchiamo, invece, di essere noi i primi a mostrare ciò che vorremmo ricevere, ricordando che ognuno da ciò che può, come può, quando può.

 
  • Mettetevi nei panni dell’altro. Quando seguite il filo della colpevolezza, perdete di vista che anche l’altra persona ha un suo mondo di desideri e significati che forse non abbiamo ben considerato. Quest’aspetto donerà più complessità al nostro limitato punto di partenza.

 
  • Preferite una relazione “perfetta” ma artificiale o imperfetta ma onesta? Se dimostriamo agli altri che non si possono esprimere perché saranno giustiziati prima del processo, il dialogo ne risentirà e, dunque, anche il rapporto.

 
  • Non tentate strategie ambigue. Nella convinzione di aver subito un torto, decidiamo di “farla pagare” o di dimostrare il nostro dolore con delle strategie del tutto inutili ai fini del chiarimento. Ad esempio, parlare male della persona (con tutti tranne che con lei) o non rispondere alle sue chiamate, non porterà di certo l’altro a capire che cosa sta succedendo e ancora meno alla possibilità di capirsi. Certamente, la delusione spinge a reagire come si può, ma in seguito, dovremmo far entrare in campo anche comprensione e voglia di confronto.

 
  • Guardatevi dentro. Quante volte avete commesso gli stessi errori che tanto frettolosamente avete giudicato negli altri come “malvagi”? Inutile negarli o, peggio, dubitare anche della nostra bontà. La risoluzione potrebbe essere nel concedere più compassione non solo a chi ci circonda, ma anche a noi stessi. Siamo umani e commettiamo tutti degli errori.

 

Ricordatevi che, venire feriti nella vita è inevitabile, ma metterci in condizione di non credere mai che l’altro ci possa voler bene, è una tortura alla quale ci sottoponiamo da soli.

E voi che cosa ne pensate? Come potrebbero migliorare le vostre relazioni se concedeste il beneficio del dubbio?

Se volete, fatemelo sapere nei commenti e se vi è piaciuto l’articolo, condividetelo!

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