Il duro lavoro dell’attesa

Il duro lavoro dell’attesa
Se si costruisse la casa della felicità,

la stanza più grande sarebbe la sala d’attesa.

Jules Renard

Quanti di noi possono dire di saper attendere? Soprattutto, quanti possono dire di essere capaci a rinunciare a una gratificazione immediata per ottenere qualcosa di più importante, ma che potrà portare benefici solo a lungo termine?

Nel 1970 uno psicologo americano, Walter Mischel, e i suoi colleghi idearono un esperimento che ha coinvolto centinaia di bambini tra i 4 e i 6 anni e che li ha visti protagonisti anche dopo, in adolescenza e in età adulta.

In questo esperimento i bambini sono stati messi a dura prova. Infatti, un marshmallow veniva piazzato in un piatto di fronte a loro con il permesso di mangiarlo liberamente, ma con una difficoltà: Se avessero resistito 15 minuti prima di mangiarlo, avrebbero ricevuto una seconda caramella in ricompensa.

Non così stranamente, una volta rimasti soli con il marshmallow, molti bambini lo mangiarono quasi immediatamente e molti pochi resistettero abbastanza da riceverne un secondo.

Cosa molto interessante, le differenze tra questi bambini hanno continuato a mostrarsi anche nelle rilevazioni successive: Coloro che nel primo esperimento riuscirono ad attendere, portarono migliori risultati scolastici e meno problemi comportamentali rispetto ai bambini che avevano ceduto alla tentazione. Anche in adolescenza e di nuovo in età adulta, questi si rivelarono più competenti nel gestire le proprie emozioni per il perseguimento dei propri obiettivi.

Se ci guardiamo intorno, non è neppure così incredibile che la capacità di saper rinunciare ad una gratificazione immediata per una a lungo termine, possa portare diversi benefici.

Se faccio prima i compiti e poi guardo la televisione, imparo di più e ottengo voti migliori.

Se evito di comprarmi le patatine al bar, posso mangiare qualcosa di più sano una volta a casa.

Se finisco gli esercizi prima, ne faccio qualcuno in più così da compiere maggiori progressi.

Il successo di solito arriva scegliendo giorno dopo giorno di applicare a noi stessi un po’ di disciplina, rinunciando alle facili distrazioni (ma non proprio a tutte!).

A seguito delle sperimentazioni, Mischel e colleghi hanno sviluppato la loro teoria per spiegare l’abilità umana di rimandare una gratificazione, proponendo quello che hanno chiamato “sistema caldo e freddo” ad indicare il perché la forza di volontà non abbia effetto o possa venir meno.

Il sistema freddo è riflessivo, rappresenta il pensiero, la razionalità, e incorpora la sua conoscenza riguardo sensazioni, sentimenti, azioni e obiettivi, portando la persona -ad esempio, a ricordarsi il perché non dovrebbe mangiare il marshmallow. Il sistema caldo, invece, è fatto di impulsi ed emozioni ed è responsabile delle reazioni immediate a certi stimoli – ad esempio, nell’infilare immediatamente il marshmallow in bocca senza considerarne le implicazioni. Questo sistema è quindi in grado di sovrascriversi su quello freddo, portandoci a comportamenti impulsivi.

La conclusione attuale di questi ricercatori è stata che i bambini riuscivano a resistere alla tentazione quando spostavano il processo dal sistema caldo a quello freddo;

“Lo stesso bambino che non ce la fa ad aspettare neppure un minuto se pensa com’è gustoso e succulento il marshmallow, riesce ad aspettare per ben 20 minuti se pensa che il marshmallow è soffice come una palla di cotone e come una nuvola nel cielo.”
Walter Mischel

Dunque, coloro che sono riusciti ad attendere hanno impedito all’impulso di prendere il sopravvento usando delle strategie utili a distrarsi; dall’oggetto di per sé, o dall’attrazione che esso esercitava su di loro, convertendola in qualcosa di meno interessante, o in qualcosa di altrettanto interessante, ma diverso.

Cioè, i bambini erano stati in grado di resistere quasi tre volte più degli altri quando invitati a pensare al piacere di mangiare dei brezel (ciambelline salate). Apparentemente, immaginare il piacere di una tentazione diversa e non disponibile, ha distratto i bambini molto più del cambiare il modo di pensare al dolce marshmallow.

Quindi, per imparare a controllarsi è importante spostare la propria attenzione, in modo da mettere una distanza tra noi e ciò che rappresenta, in quel caso, una tentazione.

C’è un grande potere nel saper rimandare una gratificazione che ci permette di restare orientati sui nostri obiettivi, gestendo emozioni difficili come la frustrazione. Ogni giorno siamo messi alla prova in questo senso; quando dobbiamo rinunciare a quel capo di abbigliamento che ci piace per risparmiare soldi, quando scegliamo di fare a meno del dolce per rispettare la dieta, quando lavoriamo per ciò che per noi è importante invece che restare a letto sotto alle coperte.

Dato che anche la più piccola rinuncia non è vissuta come “piccola” quando ce la ritroviamo di fronte, vale la pena di pensare a modi nuovi per affrontare la nostra incapacità di negarci l’uovo adesso perdendo così la gallina che avremmo potuto avere domani.

Inoltre, anche quello che ci aspettiamo da noi e dagli altri ci influenza in merito; ad esempio, se i bambini non avessero creduto che pazientando avrebbero ricevuto una seconda caramella, non ci sarebbe stato alcun motivo per resistere. Per questo, aspettare non è solo una prova di autocontrollo, ma anche di fiducia nei confronti della situazione e, più in generale, rispetto a quello che saremo in grado di ottenere attraverso i nostri sacrifici.

La prossima volta che vi troverete di fronte ad una tentazione, non chiamate in causa la forza di volontà, piuttosto, imparate a distrarvi. Che sia andando a fare una passeggiata o che sia fantasticando su qualcos’altro che vi piace, per arrivare a trarre dall’attesa quella soddisfazione che mai pensavate di poter trovare e che viene dal compiere una scelta più ponderata, a misura di ciò che vogliamo raggiungere in futuro.

E questo è qualcosa che ci farà sentire bene con noi stessi più a lungo di una qualsiasi ricompensa facile e immediata.

E voi, che cosa ne pensate? Di solito scegliete l’uovo o la gallina?

Se volete, fatemelo sapere nei commenti e se vi è piaciuto l’articolo, condividetelo!

Metcalfe, J., & Mischel, W. (1999). A hot/cool system analysis of delay of gratification: Dynamics of willpower. Psychological Review, 106(1), 3–19.

Mischel, W., et al. (1989). Delay of gratification in children. Science, 244(4907), 933–938. Mischel, W., & Ayduk, O. (2004). Willpower in a cognitive-affective processing system: The dynamics of delay of gratification. In R. F. Baumeister & K. D. Vohs (Eds.), Handbook of Self-Regulation: Research, Theory, and Applications. New York, NY: Guildford Press.

Mischel W., Ebbesen E.B. & Raskoff Z.A. (1972). Cognitive and attentional mechanisms in delay of gratification. Journal of Personality and Social Psychology 21(2): 204-218.

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