Cambiare gli altri
Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi.
Italo Calvino
Nella vita, siamo continuamente circondati da persone che non si comportano come vorremmo o come ci aspetteremmo. Noi proviamo a cambiarli e ci impegniamo molto per riuscirci, eppure, sembra che tutti i nostri sforzi siano inutili.
Un marito che non ascolta, un figlio che non studia, il collega che continua a fare il proprio comodo.
Allora, ci sentiamo pieni di sconforto perché non sembra di poter fare nulla per migliorare la nostra vita; ci sentiamo impotenti e sconfitti di fronte a persone che si pongono come muri impenetrabili.
Come possiamo vivere felici se gli altri continuano a macchiare le nostre giornate con i loro errori?
Siamo condannati a subire ciò che non ci piace negli altri e che ci crea dispiacere?
A volte, arriviamo a pensare che l’unica soluzione sia allontanarsi emotivamente, chiudere le porte dei nostri sentimenti e distaccarci dal comportamento altrui che ferisce.
“Lo sai che c’è? Affari suoi!”
“D’ora in poi non farò più nulla e peggio per lui.”
“Io la volevo solo aiutare, se la cavasse da sola.”
“Mi sono stufato di dare e di non ricevere nulla.”
Quest’atteggiamento serve a proteggerci dalla delusione di non ricevere ciò che desideriamo dall’altro; la frustrazione è forte ma, chiudere la porta per difenderci, non è una strategia utile e, come saprete meglio di me, non duratura.
Allora, poniamoci questa domanda: Può qualcuno che non è in grado di cambiare sé stesso, cambiare qualcun altro?
È molto facile scovare gli errori e le mancanze altrui, mentre sembra molto più difficile fare lo stesso con noi stessi.
E, pensare di poter modificare il comportamento degli altri, è davvero così ragionevole?
Dobbiamo imparare ad accettare che non tutto è in nostro potere e concentrarci, invece, su ciò che lo è, cioè, su noi stessi.
Noi tutti siamo come ingranaggi di una macchina che lavorano insieme, e se uno inizia a muoversi in modo diverso, anche gli altri lo faranno. Questo significa che, per iniziare, dovremmo imparare a considerare quale sia il nostro di contributo in quella specifica situazione, smettendo di vederci solamente come degli spettatori impotenti.
Ecco a voi qualche spunto di riflessione sul tema:
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Non smettete mai di farvi domande. Quando questo accade, rimanete incastrati nelle stesse dinamiche indesiderate, continuando ad attribuire sempre le stesse etichette al comportamento altrui e agli episodi che vi accadono. Come potreste cambiare qualcosa che non avete abbondantemente compreso?
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Concentratevi più su ciò che fate voi che su ciò che fa l’altro. Continuando a rendere gli altri protagonisti di ogni vostro racconto, vi dimenticherete di considerare la vostra parte in ciò che accade. Cercate di spostare l’attenzione dalle azioni altrui alle vostre e vedete che cosa succede.
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Siate curiosi senza giudicare. Lavorate sulla vostra empatia per imparare a mettervi nei panni degli altri. Facendo questo, diventerete capaci di comprendere, almeno in parte, i comportamenti di chi vi circonda e di privarvi del giudizio con cui prima vi ponevate. Si possono avere opinioni diverse, ma puntare il dito riesce solamente ad allontanare le persone. Capire l’altro richiede curiosità e per averne, dovete sempre ricordare che siamo tutti individui unici e irripetibili e che non sta a noi decidere se nel bene o nel male.
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Ricordatevi le sfumature! La realtà è fatta d’infiniti aspetti che in gran parte ci sfuggono. Impariamo a ricordare che le persone non sono fatte solo di quei comportamenti da cambiare, ma di molto altro.
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Lavorate su voi stessi. Conoscersi è la chiave per imparare a stare meglio con noi stessi e, di conseguenza, con gli altri. Ciò che non vi va bene di un’altra persona, può facilmente dire qualcosa su di voi; quando il comportamento dell’altro diventa un vostro problema a causa di qualcosa che non avete capito o accettato di voi stessi? Se non sapete che cosa volete, come potrebbero gli altri colmare ciò che solo voi potreste?
Dalla tomba di un Vescovo dell’Abbazia di Westminster (1100 A.D.):
Quando ero giovane e libero e la mia immaginazione non aveva limiti, sognavo di cambiare il mondo.
Come divenni più grande e più saggio, scoprii che il mondo non avrebbe potuto essere cambiato, così ridussi la mia visione e decisi di cambiare solo il mio paese, ma anche questo sembrava essere inamovibile. Come crebbi, al crepuscolo della mia vita, in un ultimo disperato tentativo, decisi di cambiare solo la mia famiglia, quelli più vicino a me.
Ma anche questi non volevano niente di tutto ciò.
E ora, che sono legato al mio letto di morte, capisco che se solo avessi cambiato per primo me stesso, forse, con l’esempio, avrei potuto cambiare la mia famiglia.
Dalla loro ispirazione e con il loro incoraggiamento avrei quindi potuto cambiare in meglio il mio paese.
E chi lo sa, avrei potuto forse cambiare il mondo.
È solo cambiando il nostro atteggiamento nei confronti del mondo che potremo ricevere nuove risposte.
E voi, che cosa ne pensate? Che cambiamento state aspettando?
Se volete, raccontatemelo nei commenti e se l’articolo vi è stato utile, condividetelo!
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