Benvenuta tristezza
Un’oscura tristezza è in fondo a tutte le felicità umane, come alla foce di tutti i fiumi è l’acqua amara.
Gabriele D’Annunzio
La nostra società è ossessionata dalla ricerca della felicità, qualsiasi cosa essa significhi. La cerchiamo tutti, mentre fuggiamo il più lontano possibile dal resto.
Le altre emozioni non ci interessano, ci disturbano, ci spaventano. I momenti difficili ne sono causa principale ed è dunque loro che cerchiamo di evitare.
Ma il dolore nella vita non si può evitare e allora, forse, dovremmo solo imparare ad affrontare anche lui, con tutto ciò che comporta.
La felicità, dunque, diventa un obbligo che cerchiamo di forzare, che mette pressione quando cadiamo vittime dell’errore di credere che, se proviamo anche altro, siamo sbagliati, rotti e irreparabili.
La nostra attuale filosofia mentale sottolinea l’idea che le persone dovrebbero essere felici e che l’infelicità è un sintomo di disadattamento. Un tale sistema di valori potrebbe essere responsabile del fatto che il peso di un’inevitabile infelicità, è aggravato dall’infelicità di essere infelici. Edith Weisskopt-Joelson
Se solo lasciassimo entrare la tristezza, scopriremmo la sua capacità di parlarci senza dire una parola e l’eloquenza che è nel suo silenzio.
Essa ripulisce l’anima e permette di riflettere e capire che cosa dobbiamo cambiare della nostra vita. Ci apre crepe nelle quali possiamo osservare noi stessi, in profondità. E’ dalla tristezza, dalla delusione e dal rammarico che impariamo come vivere la nostra vita e come sentirci anche felici, vincitori e soddisfatti.
Quando accogliamo le emozioni, invece di aggrapparci o respingerle, scopriamo che vanno via proprio come sono arrivate, fluiscono in noi e ci danno la possibilità di vivere le esperienze con totalità e autenticità.
È la malattia del nostro tempo quella di voler essere felici per forza, sempre e comunque, come se fossimo fatti di plastica e circuiti invece che di carne e di sangue.
Quando siete felici guardate in profondità nel vostro cuore e troverete che è ciò che vi ha dato dolore che vi sta dando gioia. Quando siete tristi guardate di nuovo nel vostro cuore, e vedrete che in realtà si sta piangendo per quello che è stato il vostro piacere. Kahlil Gibran
La verità è che non possiamo essere felici se non ci permetteremo di essere tristi, perché negare la tristezza è come tentare di nasconderci una parte di noi.
Da dove iniziare?
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Imparate a riconoscere le vostre emozioni e a essere onesti con voi stessi al riguardo. Inutile forzarvi di sentire ciò che non sentite, cercate, invece, di capire che cosa la tristezza vi vuole comunicare.
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Non paragonatevi agli altri. Non potrete mai sapere davvero che cosa passano le altre persone, ognuno vive le sue esperienze e ne fa ciò che riesce. Mortificarvi perché il vostro amico sembra aver capito tutto della vita, non vi aiuterà ad affrontare meglio le vostre difficoltà.
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Ricordatevi che siamo umani. Non possiamo essere perfetti, non avremo mai tutte le risposte e le certezze, per questo dobbiamo perdonarci –se qualcosa da perdonare c’è- e accettarci. Ciò che chiamiamo “debolezza”, contiene limiti, ma anche risorse, come ogni cosa. Tutto sta nel riconoscerle e usarle.
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Siamo estremamente complicati, in gran parte ignoti agli altri e a noi stessi. Quando la tristezza arriva, fatela entrare e usatela per toccare profondità inesplorate, lasciandovi incantare dal mistero che siamo.
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Non inseguite la felicità, state nel presente. È lì che potete essere, non ieri e non domani, che sia nel bene o nel male. Se continuerete ad aspettare che arrivi questo o quello per essere soddisfatti, vi perderete la vita.
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Non soffocate la tristezza. Alcol, droghe, cibo, shopping e internet, ad esempio, se usati per colmare un vuoto, v’impediranno di fermarvi a sentire, lasciandovi con un’artificiale soddisfazione dalla breve durata e un vuoto sempre più grande.
Ricordatevi che, ogni nostra emozione è importante, per questo, dovremmo tutti imparare a dare loro il giusto nome e il dovuto riconoscimento.
Se la vostra tristezza vi fa sentire sopraffatti e senza speranza, chiedete aiuto allo psicologo.
E voi? Accoglierete la tristezza la prossima volta che arriverà?
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