Il tiepido abbraccio dell’autunno

Quel che devi ai tuoi genitori

Il sole ci aveva sfiancati, resi febbrosi;

ora la nebbia ci placa, ci fa rientrare in noi.

Le finestre aperte sono come finestre chiuse,

non offrono visioni ma solo tende di grigio.

È tempo di chiuderle e riscoprire la casa…

Autunno di silenzio ritrovato, di concentrazione densa,

di solitudine calda, di meditazione, di preghiera, di te.

Adriana Zarri

L’equinozio di settembre segna la conclusione delle luminose giornate estive e l’arrivo dell’autunno, comunemente visto come un periodo di mutamento, di transizione dal caldo al freddo, che conduce all’oscurità dell’inverno.

Per alcuni di noi, questo passaggio è vissuto con un senso di nostalgia e malinconia che mettono di fronte alla propria fragilità di essere umano. La consapevolezza della nostra precarietà, della caducità dell’uomo e di tutto ciò che ci circonda, diventa sempre più pressante di fronte ad un panorama in trasformazione, dalle tonalità man mano più scure, che lascia morire i suoi fiori e cadere in terra le sue foglie.

Come scrisse Giuseppe Ungaretti dalla trincea (1918), “Si sta come d’autunno, sugli alberi, le foglie.”; foglie come noi in bilico, temporanee, di passaggio, alla fine sole.

Potremmo pensare all’autunno come a un periodo di tagliente, ma quieta introspezione, dove arrivare a patti con il fatto che scegliere significa anche perdere -il vecchio per il nuovo-, e dove accettare l’impermanenza delle cose. Troppo spesso però, temiamo l’oscurità verso cui essa ci conduce e cerchiamo, a volte disperatamente, di rimanere aggrappati al ricordo di una bellezza che sappiamo non tornerà più.

Eppure, l’oscurità non è un nemico, ma un silenzioso luogo di gestazione interiore, dove la nostra anima può trovare accoglienza, calma, silenzio.

Quando il maestro Zen Tokusan era ancora uno studente, andò poco prima del tramonto dal suo maestro Ryutan in cerca di risposte. Si sedettero sul suolo della capanna di Ryutan, bevendo tè e discutendo di Zen fino a tarda notte, ma Tokusan non trovò alcuna risposta. Alla fine Ryutan disse ‘Forse è ora che tu vada a casa.’ Tokusan si inchinò al suo maestro e andò verso la porta. ‘E’ buio pesto là fuori’, disse. Ryutan accese una candela e gliela porse. Proprio mentre Tokusan la prendeva, il suo maestro soffiò sulla fiamma, spegnendola. Improvvisamente Tokusan seppe tutto ciò che c’era da sapere(*).

Qualche volta non c’è rimedio per una nostra situazione, se non partendo da un punto di totale oscurità. Per illuminare un sentiero basta una candela, ma per comprendere qualcosa che è dentro di noi, non c’è nessuna luce che da fuori possa guidarci nel nostro cammino. Spegnere la televisione o spegnere una candela non sono cose molto diverse. Entrambi rappresentano bruschi strappi capaci di farci piombare in un mondo improvvisamente diverso, in un cammino dove ognuno di noi è solo.

Imparare ad apprezzare questa stagione può, in molti modi, cambiare qualcosa dentro di noi. Porre attenzione al panorama che si trasforma, giorno dopo giorno, può diventare quasi un esercizio meditativo, rilassante, ispirante: di quel senso di mutamento che scopriamo riflettersi al nostro interno.

Mentre guardiamo le foglie planare sul suolo autunnale, ci viene ricordato che i cicli della natura si rispecchiano nelle nostre vite. Gli alberi devono perdere le foglie per poter rinascere, solo questa piccola morte gli assicurerà nuovi germogli e nuova vita. Con l’autunno siamo chiamati a lasciare andare e liberarci di quelle cose che sono ormai un fardello, che ci recano solo dolore e non ci permettono di proseguire nel nostro cammino.

Cose, persone, abitudini, ma anche pensieri, idee e ricordi.

Ci identifichiamo con tutto ciò al quale ci teniamo aggrappati, diventiamo i nostri problemi, tanto che senza di loro non sapremmo più nemmeno chi siamo.

L’albero sa che lui non è le sue foglie, lui è molto di più; anche di fronte all’inverno più rigido, resta sempre in piedi, traendo forza dalle sue salde radici e continuando a guardare avanti, sapendo che, in fondo, l’estate tornerà.

“L’autunno è una seconda primavera, quando ogni foglia è un fiore.”

 

Albert Camus

E voi? Che cosa lascerete andare con l’autunno?

Se volete, fatemelo sapere nei commenti e se vi è piaciuto l’articolo, condividetelo!

*Dieci Storie Zen, Osho Rajneesh, Edizioni Mediterranee, 2012

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