10 modi per creare la propria infelicità

Il tuo peggior nemico

La mente è un universo e può fare un paradiso dall’inferno o un inferno dal paradiso.

John Milton

Nella nostra vita accumuliamo tante cattive abitudini che diventano parte della nostra normalità. Ripetiamo molti dei nostri pensieri e comportamenti ogni giorno e quando ci rendiamo conto che qualcosa non sta funzionando bene come vorremmo, ci limitiamo a credere di essere semplicemente “fatti così”.

La consapevolezza è il primo passo da compiere se si desidera cambiare la propria vita in meglio e per questo, potremmo scoprire che alcuni dei nostri automatismi nascondono delle insidie che alimentano il circolo vizioso nel quale siamo immersi.

1.Pensare negativo.

Non si tratta semplicemente del famoso bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. Quello di cui parliamo è di un vero e proprio stile di pensiero che si concentra in ogni occasione solo su ciò che non va e mai sul resto. La realtà è qualcosa di molto relativo già di per sé, in più, se ci ritroviamo sempre e comunque di scartare gli aspetti positivi, la rendiamo parziale, proprio come se scegliessimo di indossare sempre gli occhiali da sole; in alcuni momenti saranno utili, in altri (ad esempio, di notte) ci impediranno di vedere. Infatti, è il nostro atteggiamento rispetto alle circostanze -sulle quali non abbiamo alcun potere- che fa la differenza e non ciò che accade di per sé; la nostra vera libertà di esseri umani è proprio quella di scegliere come rispondere agli eventi. Quindi, va bene vedere il bicchiere mezzo vuoto, ma ricordatevi che può essere anche mezzo pieno. Chi pensa positivo, sa che la vita è dura, ma si concentra sulle soluzioni per reagire e uscire dai problemi al più presto, cercando di evitare di porsi in una posizione passiva e vittimistica rispetto alla vita –“capitano tutte a me”-.

2.Cercare di piacere a tutti.

Quando siamo i primi a non stimarci e amarci, andiamo in giro in cerca di approvazione dalla quale dipenderà tutta la nostra felicità. Il problema è che non ci sentiremo mai come speriamo. Questo accade proprio perché, per accontentare tutti, non accontentiamo proprio nessuno, tanto meno noi stessi. Ci sarà sempre chi non vi apprezzerà, ma questo non cambia il vostro valore, semmai, non fa altro che testimoniare il vostro essere umani, come tutti gli altri.

3.Fingere di essere qualcuno che non si è.

Nella vita inevitabilmente recitiamo delle parti; nessuno di noi è descrivibile in una maniera coerente e univoca e i nostri diversi aspetti si mostrano in base alla situazione che stiamo vivendo. A volte, si è ordinati per alcune cose, affatto per altre, puntuali sul lavoro, ritardatari con gli amici. Siamo esseri complessi e, per dirla con le parole di Walt Whitman “conteniamo moltitudini”. Ma che cosa succederebbe se invece iniziassimo a sforzarci di mostrare sempre e solo la stessa maschera? Magari quella della perfezione o della persona sempre felice? Non essere autentici è ingrediente principale della nostra ricetta per l’infelicità; non ci permette di essere noi stessi, impedendoci di entrare in contatto con chi siamo realmente e con gli altri (loro non vengono in contatto con ciò che di vero c’è in noi e viceversa). Iniziate chiedendovi che cosa v’impedisce di essere “veri”. Si tratta di un ruolo che vi siete abituati a recitare sin da piccoli? O magari della vostra convinzione di non poter piacere altrimenti?

4.Non dedicarsi abbastanza tempo.

Quando viviamo di corsa, siamo sempre nell’urgenza, sommersi dallo stress, che a sua volta renderà le nostre prestazioni sempre meno brillanti. Dunque, che cosa otteniamo? Che di cento cose non ne facciamo bene una e che ne usciamo fisicamente e mentalmente a pezzi. Vi sembra un buon affare? Proviamo a mettere a fuoco il fatto che un giorno di tanto tempo fa ci siamo fatti carico noi di tutti questi impegni e, come li abbiamo caricati, li possiamo scaricare. Perché fate quello che fate? C’è uno scopo o non lo ricordate più nemmeno voi? Ad un certo punto, i nostri doveri non possono venire prima della salute. Se pensate di non aver modo di dedicarvi a quel passatempo che tanto vi piaceva, vi state facendo un danno ed è la stessa cosa per qualsiasi altra attività che vi faceva sentire bene e che avete dovuto mettere da parte per ciò che definite “dovere”. Ma anche prendersi cura di noi lo è, oltre a essere un diritto.

5.Parlare male a sé stessi di sé stessi.

Che vita potreste condurre con una persona che vi bisbiglia nell’orecchio, per tutto il tempo, che non valete niente e che non ce la farete mai? Forse voi non ve ne rendete conto, ma è spesso quello che accade nella nostra mente. La nostra voce interiore non è sempre benevola e non sempre ci aiuta. Quando non fa altro che parlarci male di noi stessi, ci demolisce e stordisce. Alla lunga, crediamo di essere nulla più di un pensiero e più ci ripeteremo di essere dei falliti, più ci crederemo. Iniziate a farci caso, che cosa vi sta dicendo la vostra voce interiore? È così che vi rivolgereste a qualcuno al quale tenete?

6.Non cambiare mai idea.

È bello essere persone coerenti, ma non quando questo smette di essere naturale. Un conto è pensare una cosa e agire di conseguenza, un altro è sforzarsi di pensare sempre le stesse cose e rimanervi fedele per “rispettare” posizioni prese in passato. Si cresce, si evolve e le idee si cambiano! Questo accade quando lasciamo spazio alla curiosità che ci permette di “aggiornare” le nostre opinioni, un po’ come aprire le finestre per cambiare aria.. ma nella nostra mente!

7.Fare tante cose per non pensare.

Riempirsi d’impegni e ritrovarsi a disagio quando si è soli, è proprio uno di quei segni che dovrebbero indicarci che siamo sulla cattiva strada. Una strada fatta di strategie di evitamento dei reali problemi che ci affliggono. Jung diceva che per non confrontarci con noi stessi siamo in grado di arrivare ai limiti dell’assurdo, e una giornata fatta d’impegni dove ci resta a malapena il tempo per dormire, sembra proprio una di quelle assurdità. È chiaro, dei periodi duri capitano e ci sono dei limiti -a volte pratici-, ma non è di queste persone che parliamo. Se siete tra quelli che sono in fuga, sappiate che ciò che evitate sarà sempre lì finché non deciderete di farci qualcosa.

8.Incolpare gli altri dei propri problemi.

Per essere felici occorre assumerci le nostre responsabilità. Se le cose vanno male, dobbiamo rimboccarci le maniche e capire cosa cambiare e come. Inutile aspettarsi che lo facciano gli altri perché questo è il miglior modo per non cambiare mai nulla. Forse un genitore ci ha deluso o maltrattato, oppure un ex ci ha spezzato il cuore, o, ancora, la crisi ci ostacola dall’essere felici. La responsabilità di ricominciare a fidarci degli altri o di noi stessi e delle nostre forze è sempre e solo nostra e non riconoscendo questo, ci mettiamo nella posizione della vittima che cova risentimento e impotenza, fino alla cieca disperazione. Una gabbia costruita con le nostre stesse mani.

9.Non esprimere le emozioni.

Mandare tutto giù e nasconderlo in un angolo buio, ecco che cosa capita di fare. Le nostre emozioni devono però poter uscire e non essere soffocate -ad esempio con un’abbuffata di cibo- o magari esplose di botto dopo averle accumulate, ma dobbiamo lasciarle vivere per poterci sentire bene. La prossima volta che state per ingoiare un boccone amaro, chiedetevi “Che cosa sto provando?”.

10.Cercare la felicità.

Potrà sembrare un controsenso, ma la ricerca della felicità è proprio ciò che ci rende infelici. La felicità, o meglio, la serenità, non è qualcosa che si può cercare, ma è fatta da un insieme di piccoli raggi di luce accompagnati dalle ombre dei momenti di totale miseria. È il voler essere felici per forza che rovina tutto, non il fatto di essere a volte tristi o arrabbiati. Invece, proviamo semplicemente a vivere la vita, abbracciando tutto ciò di cui è fatta. E poi..

..Quando siete felici, fateci caso.

Kurt Vonnegut

 

E voi, quali altri modi conoscete per rendervi infelici? Se volete, fatemelo sapere nei commenti e se vi è piaciuto l’articolo, condividetelo!

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